Immagine di Michael Sowa
Sbronza di lavoro e di stress appaiata con sintomi telefonici e fisici che mi impedisce di aggiornare regolarmente il blog. Si aggiunge un’incombente conferenza nel natio borgo selvaggio. Probabilmente andrà avanti così almeno fino a metà giugno, poi le meritate ferie nella forma della più nera disoccupazione, croce e delizia del co-co-profilo.
Dormo poco, con pochi sogni agitati dai tremori gastritici della caffeina. Intanto il mondo passa e ripassa di tutto come un tritacarne: la legge bavaglio, i post-it di Repubblica, i premi fuffi a Cannes, lo squallore della classe politica, gli aperitivi con ambizioni intellettuali, la Champions all’Inter, un cane nero, magro come la fame, che attraversa la strada davanti alle Capannelle. Tutte metafore a catena, tutto pastone indistinto.
Dura la vita quando si è condannati a fare il lavoro di Zeus, che poi è una fatica di Sisifo. Laggiù si vedono delle luci, si sentono delle voci. Metafore anche quelle o vere aperture? Troppo presto per dirlo. Vi rivolgerò un pensiero oggi. Pensare mi aiuta a non affogare nel pastone.