di Paolo Cardenà - Come noto, in queste settimane e nelle prossime, le imprese
procederanno all'autoliquidazione delle imposte per il periodo di imposta 2012,
conclusosi al 31 dicembre dello scorso anno.
Non so se ne siete a conoscenza, ma in Italia, un numero
considerevole di imprese determinano il proprio reddito tenendo conto anche degli Studi di Settore. In
pratica, lo studio di settore altro non è che una determinazione statistica e
amministrativa dei ricavi che le imprese dovrebbero realizzare nell'esercizio della
propria attività in un determinato periodo.
Ciò ai fini della determinazione
delle imposte a carico delle imprese da versare all'Erario. In altre parole, è
l'amministrazione finanziaria che determina i ricavi ai quali, tu imprenditore, ti devi conformare se
non vuoi essere accertato, o quantomeno chiamato a giustificare lo scostamento
dei ricavi dichiarati rispetto a quelli determinati dallo studio. Chiaramente,
trattandosi di elaborati statistici, mal conciliano con le peculiarità di
ciascuna impresa e, per quanto "evoluti", è abbastanza remota
la possibilità che questi studi possano interpretare le caratteristiche
delle imprese e quindi determinare i ricavi ai quali ciascun impresa si
dovrebbe adeguare onde ridurre la possibilità di subire accertamenti da parte
del fisco. I limiti degli studi di settore come strumento di determinazione dei
ricavi, chiaramente, si sono amplificati anche per effetto dell'attuale crisi
economica. E' evidente che, in un contesto come quello attuale, ciascuna
impresa risponda in maniera differente
alla contrazione del mercato ove opera, anche in ragione della possibilità,
della stessa impresa, di assorbire, più o meno agevolmente, i colpi derivanti
dalla crisi. Nonostante gli aggiornamenti annuali degli studi al fine di
interpretare le dinamiche della crisi e come la stessa impatti sui ricavi
conseguiti dalle imprese, allo stato attuale, siamo bel lontani dalla
possibilità di poter affermare che gli studi di settore colgano e interpretino
al meglio la contrazione dei ricavi nell'anno a cui si intende far
riferimento(2012), soprattutto in determinati settori economici, per nulla
aderenti alle indicazione degli studi.
Tant'è che l'attività di revisione degli studi si settore viene
effettuata da parte dell'amministrazione finanziaria sulla base delle
dichiarazione dei redditi in suo possesso e quindi relative all'anno precedente
rispetto a quello che si intende monitorare con gli studi. Ciò significa che
gli studi applicabili per l'anno 2012, sono determinati prevalentemente sulla
base dei dati relativi all'anno 2011,e quindi colgono le dinamiche
economiche di quell'anno(2011), ma non dell'anno oggetto del monitoraggio
(2012). E' del tutto evidente che l'accelerazione che ha avuto la crisi nel
corso del 2012 non ha nulla a che vedere con le dinamiche economiche del 2011,
sulle quali gli studi di settore determinano i ricavi che ciascuna impresa
avrebbe dovuto realizzare per l'anno 2012. Le distorsioni sono evidenti. Così
come è altrettanto evidente l'incapacità espressa dallo studio di cogliere le
peculiarità di questa crisi che, chiaramente, si esprime sul livello dei ricavi
realizzati dalle imprese in maniera del tutto differente.
Tutto ciò, unito anche all'impossibilità delle imprese di sostenere
un carico tributario oltre le soglie derivanti dalla corretta applicazione
della disciplina fiscale, già insostenibile di suo, evidentemente, disincentiverà l'imprenditore ad
adeguarsi alle risultanze dello studio di settore, poiché egli avrà una minore
sensibilità a conformarsi alle indicazioni degli studi rispetto agli anni
passati, stante anche la crisi di liquidità che sta affliggendo le imprese.
Un numero inferiore di imprese che si adeguano ai livelli di
ricavi più alti rispetto a quelli realizzati, significa minori imposte da
pagare e quindi contrazione del gettito tributario.
Le previsioni di gettito elaborate dal governo, oltre a basarsi su
dati puramente astratti e per nulla attinenti alla situazione reale del paese e
dell'economia, non potranno mai cogliere il numero di imprese che dichiareranno
un livello di ricavi piuttosto che un'altro. E' evidente che se il ragionamento
sopra osservato, dovesse essere confermato dai numeri, nelle prossime
settimane, nei prossimi mesi, assisteremo ad una forte diminuzione del gettito
tributario che non potrà essere compensato da tagli alla spesa o da ulteriori
extragettiti.
Ma c'è dell'altro. Non è affatto remota la possibilità che un
numero considerevole di imprese, o di persone fisiche, nell'impossibilità di
poter conciliare la pretesa tributaria con le naturali ragioni di
sopravvivenza, scelgano la strada di differire il pagamento delle imposte più
avanti, negli anni successivi, avvalendosi della possibilità di rateizzare gli
importi dovuti al fisco e scontando un regime sanzionatorio tutto sommato
permissivo (circa il 10% di sanzioni più interessi).
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