Siamo in un’epoca strana, un momento storico in cui per varie necessità dovremmo essere sempre reperibili, tra social network, e-mail, messaggi e telefonia. A questa già lunga lista di mezzi di comunicazione ora si è aggiunta anche la realtà virtuale, che tra i suoi svariati impieghi potenziali, potrebbe aggiungere una nuova dimensione ai concetti di comunicazione e reperibilità, e il fatto che Oculus sia stato acquistato da Facebook probabilmente avrà fatto salire più di qualche brivido lungo la schiena dei detrattori della “socialità a tutti i costi”.
Certo, l’integrazione con il celebre social network potrebbe essere un ottimo modo per sfatare quel mito, ancora vivo e vegeto per dirla tutta, secondo cui la VR è l’ennesima diavoleria che ci fa isolare dal mondo, legittima figlia di televisione e videogiochi. Ma fermiamoci un attimo a riflettere, non sono gli stessi social network un modo per isolarsi “tenendo la coscienza pulita”?
Diciamo di essere sempre connessi e di comunicare, ma in fin dei conti siamo comunque davanti a uno schermo a parlare con un interlocutore non realmente presente, e per quanto ne sappiamo, in certi casi dall’altra parte potrebbe esserci pure una scimmia armata di mouse e tastiera.
È vero, con un visore si potrebbero incontrare gli alter ego virtuali dei nostri interlocutori, abbassando forse la probabilità di imbattersi in un primate informatizzato, ma in un mondo in cui si è sempre raggiungibili 24/7, non sarebbe bello poter usare questa tecnologia in modo diverso e non necessariamente “social”?
Pensateci, oggi come oggi tra impegni di lavoro, la famiglia e tutti gli imprevisti della vita quotidiana, poter trovare un momento da dedicarsi è diventato veramente difficile. Perché allora non sfruttare questa tecnologia così versatile anche per poter trovare un po’ di tempo per se stessi, oltre che per comunicare con il vecchio compagno delle elementari trasferitosi dall’altra parte del globo? Diamo respiro alla mente, che di questi tempi ce n’è davvero bisogno.
Qualcuno ha già pensato di sviluppare un’applicazione per Oculus adatta allo scopo. Si tratta di un programma in grado di trasportare l’utente in luoghi remoti e solitari, privi di qualsiasi altra distrazione. Può essere un tempio in cima alla montagna, una spiaggia su un’isola remota o una foresta silenziosa: siete solo voi e l’ambiente circostante. In alternativa, se cercate qualcosa di leggermente più “estremo”, potete anche fare una sessione meditativa in cima a un’altissima torre di sedie, ma non vi consiglio di provare questa opzione se soffrite di vertigini.
Come vedete esistono già applicazioni per la VR che non sono necessariamente “social”, ma nemmeno vogliono incitare a fare gli orsi asociali chiusi nelle proprie tane. Rimane però un problema: mentre per poter usare Facebook o fare una partita ai videogiochi (sia normalmente sia in VR) non c’è bisogno di nulla di particolare, a parte i dispositivi dedicati, per potersi godere al meglio un’esperienza di raccoglimento è necessario un ambiente adatto, non dico un bunker insonorizzato, ma un posto tranquillo lontano da troppi disturbi “esterni”.
Voi cosa ne pensate di questo utilizzo della VR? Siete ferventi sostenitori della sua utilità social o credete che alla fine non farà altro che spingerci a rimanere chiusi in casa? Amate essere sempre connessi o siete convinti che staccare la spina da tutto e da tutti sia cosa giusta e sacrosanta?
Personalmente non posso fare a meno di trovare quelle due ore giornaliere solo per me stessa lontano da tutto. Appartengo a quella fascia di utenti che non appoggia la reperibilità e la socialità a tutti i costi, perchè sono convinta che rimanere un po’ soli con se stessi sia tanto importante quanto passare del tempo con gli altri. Pertanto ben vengano le applicazioni social della VR, e ben vengano anche le applicazioni rilassanti per farci “isolare dal resto del mondo”, purchè non si perda di vista la vera essenza della socialità e del raccoglimento personale, perchè da essere uno strumento da adoperare in caso di vera necessità a diventare una scusa per non interagire concretamente, il passo è davvero breve.