adattamento del romanzo omonimo scritto nel 1975 da Robert C. O'Brien, Z for Zachariah è un film post-apocalittico uscito nell'agosto di quest'anno (lo si è visto al solito Sundance) ed è diretto da Craig Zobel (regista della disturbante pellicola indie Compliance).
Come il Robert Neville di Io sono leggenda o il padre senza nome de La strada, anche qui la bellissima Margot Robbie (una che anche quando fa le boccacce colpisce dritto al cuore!) cerca di sopravvivere in solitudine in un ormai arcinoto contesto da dopo-bomba, ma la sua vita cambia radicalmente quando due uomini, interpretati da Chris Pine e Chiwetel Ejiofor, giungeranno alla sua fattoria isolata dal contagio. Ovviamente entrambi s'innamoreranno di lei, cosa che innescherà una sequela di intrecci e conflitti gestiti con ammirevole verosimiglianza, anche se, a dirla tutta, il film in sé delude. La cornice sci-fi, infatti, è solo un contenitore come un altro poiché de facto la pellicola è imperniata su un triangolo amoroso e se la visione non si fa pesante nonostante la pressoché totale assenza di azione e solo grazie alla oggettiva incisività degli interpreti.
Peccato, perché in Z for Zachariah la questione della scienza contro la religione (toccata di sguincio poiché il personaggio femminile è figlia di un pastore ed è fortemente condizionata dal suo credo) è sicuramente un tema intrigante e, per quanto magari non destinato ad un largo pubblico (soprattutto se pagante), avrebbe potuto aggiungere un quid di originalità invero impattante sul prodotto finale. Il film invece si limita a gettare sul tavolo alcuni ottimi argomenti, nonché a suggerire una serie di dinamiche psicologiche foriere di qualche sviluppo imprevedibile (due galli nello stesso pollaio, uno giovane e ribelle, l'altro nero e esperto di ingegneria: poteva scoccare qualche scintilla in più!), lasciando allo spettatore - rinomatamente pigro - troppa libertà di movimento. Non abbiamo alcuna spiegazione o retroscena riguardo l'ecatombe, né siamo messi al corrente con chiarezza circa il fatto che la valle in cui il trio si trova ad operare resti immune al contagio, sicché il film fornisce stimoli interessanti ma poi li smarrisce per strada aggrappandosi a una drammatizzazione in fondo sterile e stereotipata. Se è vero che i quesiti sull'animo umano (cosa faremmo se fossimo gli ultimi esemplari in vita sulla terra, ci abbandoneremmo alla violenza o sapremmo ricostruire la società? E quanto di noi saremmo disposti a svendere per arrivare al bersaglio?) soggiacciono velatamente a ogni cambio di passo del film, una certa tendenza a ballare intorno alle risposte sembra un po' impallare la storia. E questo spiace, perché il film ha dalla sua una certa armonia che non rende mai grevi i pur numerosi momenti di recitazione "da camera".
Il personaggio della Robbie è un po' troppo in là con gli anni per risultare sempre credibile nei suoi tentennamenti (nella storia originale era una sedicenne), per cui la sua mancanza di esperienza talvolta stride con le straordinarie curve in dotazione, ma le va dato atto di possedere una sorprendente qualità angelica che riesce non di rado ad abbindolare anche lo spettatore più smagato. Pine è invece più che efficace nella parte di un opportunista dalle motivazioni discutibili (cioè, dinanzi alla Robbie forse non c'è tanto da interrogarsi: desiderarla è più che naturale) e aggiunge tensione reale a uno svolgimento piuttosto lento, mentre Ejiofor (12 anni schiavo) fornisce indubbiamente la consueta prestazione intensa e introspettiva. Ci si sarebbe aspettata più carne al fuoco, soprattutto considerando le coordinate iniziali del progetto, ma il film ha comunque qualche bella immagine toccante e a visione terminata non si ha l'impressione di aver perso del tempo. Un po' poco, però, per la promozione piena.