Tamara Mellon entrerà in possesso di una quota azionaria nella sussidiaria che verrà creata per controllare Jimmy Choo.
Tamara Mellon will take a stake in the subsidiary being created to own Jimmy Choo.
Labelux, il gruppo del lusso con sede a Vienna che fa capo alla famiglia tedesca Reimann e che già possiede la svizzera Bally dal 2008 e l’italiana Zagliani, oltre a quote di maggioranza della casa di gioielli londinese Solange Azagury-Partridge e
Sembra, invece, che la società austriaca abbia pagato tra i 500 e i 550 milioni di sterline per l’etichetta di calzature di alta gamma fondata nel 1996 da Tamara Mellon superando l’offerta del fondo americano TPG Capital.
“Siamo molto felici di annunciare questa acquisizione. Jimmy Choo – ha commentato Reinhard Mieck, chief executive officer di Labelux – è un brand di grande successo con enormi potenzialità di crescita e la capacità di creare forti sinergie nel gruppo. Tamara, Josh e tutto il team hanno creato un business internazionale e customer-oriented. Diamo loro il benvenuto e non vediamo l’ora di lavorare insieme per assicurare il continuo successo di Jimmy Choo”.
L’affare sarà perfezionato entro la fine di giugno e sia la co-fondatrice e chief creative officer Tamara Mellon che il chief executive officer Joshua Schulman, continueranno ad occuparsi della compagnia. Tamara Mellon, inoltre, entrerà in possesso di una quota azionaria della sussidiaria creata da Labelux per controllare Jimmy Choo che attualmente possiede circa 120 negozi monomarca e un fatturato di circa 150 milioni di sterline.
“Questo accordo – ha detto Joshua Schulman – rappresenta un significativo passo in avanti per Jimmy Choo. Sono molto orgoglioso di quello che il nostro team ha raggiunto insieme a TowerBrook’s negli ultimi quattro anni. Con la visione a lungo termine di Labelux continueremo ad aumentare il nostro successo grazie al grosso potenziale del brand ancora inespresso in tutte le categorie e in tutte le aree del mondo”.
Sono falliti, d’altra parte, anche i tentativi del calzolaio malese di riappropriarsi della griffe che porta il suo nome di cui aveva ceduto nel 2001 il proprio 50% alla Equinox Luxury Holdings per 10 milioni di sterline.