Questa immagine è stata pubblicata un paio di giorni fa sulla pagina FB dell’Istituto TRENTO DOC.
Il messaggio che vuole trasmettere è abbastanza chiaro: il metodo classico di TRENTO si può abbinare a tutto pasto e con tutti i pasti, dai dolci alla carne, dal pesce alla pasta.
Niente di nuovo: questa è la strategia di marketing adottata da qualche anno dagli spumantisti di ogni ordine e grado con l’obiettivo di di destagionalizzare le vendite. Giusto, e comprensibile, quindi che anche dai produttori di TRENTO arrivi un messaggio di questo tenore.
Eppure più la guardo, questa immagine che pure graficamente risulta molto gradevole, e più la trovo sbagliata. Magari sbaglio io, eh. E anche questo è da mettere nel conto.
Questo caotico labirinto di fili, che non sono quelli di arianna, mi sembra crei solo un senso di confusione. E trasmetta un senso di complicazione e di aritificiosità, che va nella direzione opposta al messaggio, che, forse, si vorrebbe dare: metodo classico sempre e per tutti. O forse non è questo il messaggio che si vuole dare: mc sempre, ma non per tutti.
Quest’immagine mi da l’idea si voglia dire che il TRENTO mc è un affare complicato; che le vie per capirlo, per abbinarlo, per degustarlo sono complesse, articolare e labirintiche. Enigmistiche, quasi.
Vi percepisco, il riflesso condizionato di quella visione esclusivista e un tantino snob, che ha sempre accompagnato la comunicazione del nostro mc: eccellenza per pochi eletti; quasi oggetto esoterico destinato a riti sacerdotali.
Il contrario della semplicità, che invece è adatta e comprensibile a tutti.
Forse non è così. Forse è solo una mia mena domenicale.
Forse.
O Forse no.