Monica Lombardi
Monica Lombardi è nata a Novara quarantun’anni fa da padre toscano e mamma istriana. Diplomata alla
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Sito personale dell’autrice: http://www.monicalombardi.it/index.asp
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Autore: Monica Lombardi
Serie: #
Edito da: Edizioni Domino
Prezzo: 15,00€
Genere: Giallo
Pagine: 246 p.
Voto:
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Trama:
Ci sono due tipi di passato: quello che dimentichiamo, e quello che ritorna.
Atlanta, aprile 2008.
Non ci sono giorni, non ci sono orari, per gli omicidi.
Mike Summers, tenente della Homicide Unit di Atlanta, ci è abituato. E’ il suo lavoro. Scandagliare la scena del delitto e la vita della vittima alla ricerca di tracce e indizi, per trovare il filo in grado di condurre, a ritroso, alla verità. Come quel famoso filo in grado di guidare l’eroe attraverso i meandri del labirinto, fino all’uscita.
Questa volta, il Labirinto esiste davvero. E’ un mondo virtuale, una città popolata e piena di luci come la sua Atlanta di notte, altrettanto eccitante, e altrettanto pericolosa. In cui l’ultima vittima si era addentrata, ingenua e fiduciosa, trovandovi, forse, il suo assassino.
Con l’aiuto di Julia Dunhill, abile programmatrice e già chiave e artefice della soluzione di un altro omicidio, Summers è determinato a svelare i misteri del Labirinto.
Qualcuno, però, lo sta osservando, e decide di lanciargli una sfida. Qualcuno che, dopo anni, ha deciso di rivangare nel passato. Nel suo passato.
E quello che parte come lavoro si trasforma nell’inizio di un incubo, come gli strani sogni che cominciano ad agitare le notti del poliziotto, di un vortice che spalanca l’antro buio in cui erano stati rinchiusi dolori e ricordi. Minacciando di trascinare Mike e tutti quanti lo circondano in una spirale che ha il colore rosso della vendetta, e il rumore sferzante di una punizione.
Aveva bisogno di stare da solo. Di essere sconvolto da solo. E per questo era persino disposto ad arrivare sul posto dopo gli altri. Il che non era da lui. Di solito aveva fretta di arrivare sul luogo dove era stato commesso un delitto. fretta di assicurarsi che nessuno inquinasse la scena, di cogliere quei preziosi indizi forse appena lasciati dall’assassino, come se in quei primi istanti potesse ancora percepirne la presenza, sentirne l’odore. Fretta di cominciare a ricostruire, e a capire. Questa volta non era così. Questa volta aveva bisogno di qualche minuto in più per prendere il coraggio a due manie tornare su quella particolare scena del delitto. Una donna era stata uccisa con un colpo di arma da fuoco alla testa mentre usciva con un uomo dal Thai Delight, il ristorante tailandese in Pharr Road. Come dieci anni prima.
Recensione:
Quando mi trovo di fronte ad un romanzo giallo la mia prima reazione è sempre di scetticismo. Apprezzo il genere giallo, sia nelle versioni cartacee che cinematografiche o semplicemente televisive, ma mi rendo conto che è un genere di romanzo in cui bisogna essere particolarmente bravi, e non semplicemente furbi. Non basta creare la scena del delitto, farcendola di dettagli e false piste, in modo da assicurarsi l’attenzione, o meglio la curiosità, del lettore, ma bisogna essere particolarmente abili nei dettagli, nelle sfumature, nella caratterizzazione dei personaggi, dell’ambientazione, e magari dei dialoghi.
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Perciò, scetticismo alla mano, ho aperto Labirinto sapendo che si trattava di un secondo volume incentrato sulla figura di Mike Summers, tenente della Homicide Unit di Atlanta, ma che io non avevo ancora avuto l’onore di conoscere. Il primo impatto non è stato immediatamente positivo: far precedere i capitoli dall’esatta collocazione temporale e spaziale della scena sarebbe stata un’ottima idea, se quella collocazione non fosse stata così particolareggiata da confondere il lettore (nomi di luoghi troppo lunghi, si dimenticano facilmente e non ci si riesce a concentrare su di essi). Ok, dopo questo primo vero e proprio scontro col romanzo, decido di ignorarli e puntare alla storia.
La storia, dicevamo: una serie di omicidi che potrebbero essere collegati tra di loro, o meno, che a loro volta potrebbero essere collegati all’omicidio, accaduto dieci anni prima, della fidanzata del protagonista, avvenuto seguendo le stesse modalità. Un serial killer? Un emulatore? Ok, di storie come queste ne ho lette e viste molte da conoscerne abbastanza bene i meccanismi, ma mi faccio coinvolgere ugualmente. Sì, perchè la Lombardi ha inserito nella storia un elemento che dà un tono e un’originalità a tutta la trama. Senza quel Labirinto la storia avrebbe mantenuto il suo carattere di già visto, già letto, già sentito, ma questo elemento introduce un ritmo diverso, contribuisce a rendere il racconto abbastanza intricato, senza però correre il rischio di far estraniare il lettore. Il Labirinto, piattaforma web dove le vittime si sono incrociate e forse hanno incrociato il loro assassino, alza il livello di ansia e tensione, perchè noi lettori non sappiamo più a chi correre dietro. Ci perdiamo, e se cerchiamo di riprendere la strada che stavamo seguendo, la ritroviamo diversa, o forse ci ritroviamo a ripercorrerla infinite volte senza riuscire a procedere. Sembra mancare una via d’uscita: c’è una soluzione? Rimarremo incastrati in essa a vita?
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In conclusione, un buon romanzo, ben orchestrato, coerente e interessante ma a cui manca quella marcia in più che me l’avrebbe fatto amare.