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“Labirinto mortale” di Peter Yates

Creato il 13 aprile 2011 da Cinemaleo

1988: The House on Carroll Street di Peter Yates

“Labirinto mortale” di Peter Yates
“Labirinto mortale” di Peter Yates

Il regista inglese, quanto mai eclettico, ha spaziato tra i vari generi (musical azione avventura dramma commedia…). I suoi film migliori sono senz’altro il poliziesco Bullitt (1968), i due gialli Uno scomodo testimone (1981) Suspect (1987), e soprattutto il drammatico Il servo di scena (1983).

 Labirinto mortale appartiene al genere di cui maestro indiscusso è Hitchcock. Inquadrature atmosfere ritmo… tutto richiama Sir Alfred e ci chiediamo cosa avrebbe saputo trarre da una trama simile (tipicamente hitchcockiana) il grande Sir Alfred. Qui Peter Yates non sembra essersi impegnato più di tanto: regia corretta e lineare, film scorrevole e privo di tempi morti ma senza personalità e un minimo di tentativo di dire qualcosa di nuovo (eppure il lavoro fu incoronato col massimo premio al Mystfest del 1988). Un «giallo» in cui stranamente manca qualsiasi forma di suspense e la cosa è inspiegabile visto che materiale ce n’era più che a sufficienza per attanagliare l’attenzione dello spettatore, farlo fremere e coinvolgerlo al massimo. Anche l’ultima sequenza (l’inseguimento alla Grand Central Station di New York, giudicata unanimemente dalla critica la migliore del film) si segnala per la completa assenza di mordente.

Manchevole la performance di Kelly McGillis (allora all’apice della fama, appena reduce da tre grandi successi come Witness – Il testimone del 1985, Top Gun del 1986, Sotto accusa del 1988). Inspiegabilmente un critico autorevole come Roger Ebert (del Chicago Sun-Times) osa paragonarla all’Ingrid Bergman di Notorious (…delitto di lesa maestà): a mio parere non sembra in grado di affrontare una parte così impegnativa (tutto ruota intorno al suo personaggio): le manca carisma e personalità. Interpretazione scialba e monocorde, del tutto incolore.

Perfetto invece nel suo ruolo l’allora giovanissimo Jeff Daniels (appena glorificato da due meritatissime nomination ai Goden Globe per Qualcosa di travolgente di Jonathan Demme e per La rosa purpurea del Cairo di Woody Allen).

p.s.

Il film è sceneggiato da Walter Bernstein, vera vittima del maccartismo (periodo in cui il film è ambientato).

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