Una passeggiata al foro Romano, l’ingresso in un bar, l’incontro con una ragazza che ne ricorda un’altra. Succede talvolta che uno strano particolare, piccolo, insignificante, casuale, possa fissarsi nella mente e generare associazioni d’ immagini che riportano a ricordi lontani, o, al contrario, distolgono da memorie dolorose. È quello che sembra capitare al protagonista di “Absolut” di Daniela Bucelli: un uomo solo nella penombra pomeridiana di un anonimo bar, un incontro per caso, soltanto uno sfiorarsi lieve, un sorriso che riapre ferite. E allora lo sguardo cade sull’etichetta svedese di bottiglie luccicanti dietro un bancone, su quella scritta che si insinua tra sprazzi di pensieri: Absolut… e il passato rimane un presente da non distruggere, e i ricordi restano lì, dove sono stati abbandonati. Ipnotizzato da un’immagine, il protagonista ha un improvviso mancamento. La linea riflessa dallo specchio ricorda un elettrocardiogramma e i battiti del cuore ricorrono anche nella chiusa del racconto.
Patrizia Poli e Ida Verrei
Trovate il racconto nell’archivio del Laboratorio di Narrativa.