Uno stile lineare, una lingua serena, caratterizza “Caterina” di Lorena Tosi, che racconta la storia di una lunga vita, piena di eventi, “complicata”, vissuta con coraggio e forza incredibili.
La Tosi ci introduce immediatamente nell’ambiente che fa da scenografia al racconto: un mondo contadino d’inizio del secolo scorso.Il racconto ha due livelli di narrazione, quello di “Caterina”, la protagonista, donna d’altri tempi e d’altri luoghi, che ricorda le calde stalle dove la famiglia si riuniva ad ascoltare storie, e da cui lei, fragile, piccola contadina, unica sopravissuta di tre minuscole gemelline, sognava l’America, i ponti e i grattacieli; e quello dell’autrice, la voce narrante, che vive “un’invidia buona” per quei tempi lontani, quando “ogni cosa seguiva il proprio ritmo naturale”.È l’incontro di due epoche, di due mondi, ma anche di due donne unite dal sogno: un viaggio e un’avventura.Sarà attraverso gli occhi e le immagini regalate dalla nipote, che Caterina riuscirà a vivere, grazie all’amore, un’illusione di giovinezza.
L’io narrante è sfasato, la narrazione si snoda su più piani sovrapposti che riflettono il presente, il passato prossimo e il passato remoto. È quest’ultima la parte più accattivante, con la descrizione della vita rurale, quando la gente era “pratica, realista, forte” e non aveva tempo neppure per piangere i propri morti, perché “il grano doveva essere mietuto, gli animali dovevano essere nutriti”.
Patrizia Poli e Ida Verrei
Trovate il racconto nell’archivio del Laboratorio di Narrativa.
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