Si potrebbe dire che non c’è trama ne “L’armatura del cuore” di Luisa Sordillo – il titolo è già accattivante – ed invece la trama c’è, tutta racchiusa nel lampo di uno sguardo, nel barbaglio di un “usuale e custodito sorriso di circostanza”, contenitori di una vita intera, di una storia d’amore solo apparentemente banale, scandita da ore di assenza “ricontate”, pesate nel vuoto di un “babelico silenzio”.
Un incontro di sguardi, un volto: immagini del passato che si sovrappongono, ricordi, eco di emozioni lontane. E il cuore che riconosce, ritrova, rivive. E si ferma, come “un vecchio orologio sfinito e umiliato di girare a vuoto”, quasi una sospensione di respiro.
Ma quel sipario, calato e risollevato solo per lo spazio di un attimo, non si riapre. E il cuore, attore e spettatore nello stesso tempo, protetto dall’armatura che cela ferite e cicatrici, può applaudire ai colori di nuove stagioni.
Luisa Sordillo narra poetando, con un linguaggio reso musicale da assonanze volute, che stonerebbero in qualsiasi altra prosa ma non qui.
Buono il ritmo, non appesantito dai virtuosismi linguistici, poetiche le immagini e le metafore.
Patrizia Poli e Ida Verrei