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Laboratorio di Narrativa: Maria Vittoria Masserotti

Creato il 15 settembre 2011 da Patrizia Poli @tartina

“L’imbuto” di Maria Vittoria Masserotti è un racconto sorprendente, tutto incentrato su di un’unica metafora: l’imbuto. Dapprima simbolo di una vita che appare agli sgoccioli, senza slanci né passioni, logoro strumento di un lavoro che non offre più nessun piacere, stretto da mani annoiate, privo di splendore come il matrimonio fallito del protagonista, esso viene poi, all’improvviso, ribaltato in un sol colpo, diventa l’opposto, concede inattese visioni di uscita dal tunnel.

Claudio è un “vinto”, un triste fantoccio ricoperto da una patina di rassegnazione, piccolo uomo che vive la routine  del lavoro e della solitudine subita, con le spalle curve, soffocando e celando rimpianti, quasi vergognandosi di possedere ancora mille emozioni.

La sua è la generazione delle speranze deluse, delle rivoluzioni solo sognate, degli ideali di rinascita e mutamento. Ma il mondo in cui vive non è, appunto, quello sognato, le nuove generazioni di studenti sono diverse, lontane da come le ricordava, e lui si sente vecchio, con addosso l’odore “stantio e umido” della pensione, come se fosse “di fronte ad un imbuto dalla parte del cono”.

Ma l’uomo-ombra, lo sconfitto, l’uomo senza futuro né prospettive, riserverà una sorpresa: un riscatto dal fallimento, una rivalsa verso le apparenze e la inconsapevole dissimulazione: colpo di scena condotto con abilità narrativa.Ed ecco il finale, dove il grigiore si svela solo apparente, quasi maschera, o inganno perpetrato ai danni propri e altrui.

Molto bella la prima parte, che racconta di lezioni svogliate, di pensieri  inconfessabili, di ricordi di un tempo - prima che, ancora una volta, l’imbuto si capovolgesse  e le prospettive mutassero – durante il quale lui era “dall’altra parte”, quella degli alunni.

“Così come l’idea che i  professori vivessero solo in quella classe, in quell’ora, tutto il resto aveva solo contorni sfumati.”

È una racconto piacevole, che avvince, con improvvise interruzioni e inserimenti di stralci di pensieri, frammenti di visioni interiori che si confondono e si accavallano alle immagini percepite, il tutto realizzato con maestria e scritto con stile preciso, svelto, mai noioso.

Patrizia Poli e Ida Verrei

Trovate il racconto nell’archivio del Laboratorio di Narrativa.

http://www.facebook.com/groups/169307813081701/


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