Marika Cassimatis costruisce “Acqua” attorno ad un’immagine, un’idea, un’atmosfera. Qui ci affacciamo dove le grandi maree oceaniche lasciano sulla spiaggia alghe e conchiglie giganti, dove i gabbiani sporcano di guano la rena umida. Una serena atmosfera autunnale, il mare, la risacca, un paesaggio sfumato e il tranquillo, lento, procedere con l’acqua che accarezza la pelle, verso un momento di dissolvenza, di abbandono a sensazioni epidermiche, ma anche a pensieri che vagano lievi. I ricordi del giorno appaiono lontani, quasi inafferrabili.
Ma l’aria dolce del pomeriggio di sogno sembra improvvisamente mutare: il tepore dell’acqua diviene gelo pungente, la brezza, vento impetuoso e la vita pare sfuggire, portando con sé rimpianti e ricordi. È il terrore della fine, ma quando la disperazione porta alla resa, inaspettata arriva la salvezza. Metafora della vita: quando sembra non esserci più via d’uscita, quando “l’acqua continua a salire…” la marea infine si ritira, e, scivolando dallo scoglio, ci si ritrova ancora “sulla sabbia bagnata”.
Nell’imminenza della morte, Vittoria ripensa e ridimensiona il suo passato recente, la lite avuta con Alessandro. La schiuma con cui lui l’ha schizzata, il mattino, diventa ora la schiuma delle onde che la travolgono, in un cerchio che si chiude, per poi riaprirsi alla speranza, a una seconda possibilità.
Patrizia Poli e Ida Verrei
Per leggere il racconto
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