Appartiene alla categoria dei racconti per bambini “La storia di Ovetto e Ovetta” di Rosanna Scirè e come tale va giudicato.
Graziosa fiaba per i più piccini, si accosta al mondo del bambino facendo leva proprio su quell’animismo infantile che è peculiare modo di leggere il reale. Il racconto dà vita a cose inanimate e le trasfigura in personaggi parlanti e pensanti, evocando il mondo domestico e familiare.
Il bambino ritrova elementi concreti sui quali può proiettare con la fantasia le inconsce paure e ansie e renderle flessibili ai propri bisogni d’onnipotenza e di controllo dell’ambiente. Bruno Bettelheim insegna che le fiabe aiutano i bambini a superare i propri terrori. In questa favola moderna, dove l’orco è un frullatore con la spina che tutto macina e inghiotte, due ovetti spaventati ed ignari superano la paura della fine, che è la nostra stessa paura di morire. “Ovetto”, da tremante e impaurito, si trasforma in “eroe positivo”, artefice di salvezza per la sua bella “Ovetta”, che lo guarda ammirata, mentre lui osa “staccare la spina” all’orco-frullatore… Egli appare strumento di distruzione simbolica di ciò che il bambino vive come minaccioso nel suo mondo interiore, permettendogli di “giocare” con gli impalpabili fantasmi della mente e “sistemarli” in vicende gradevoli e rassicuranti. Alla fine del racconto, capiamo che ci sarà una rinascita, sotto altra forma e altro scopo, che l’eventuale sacrificio potrà rendere felici dei bambini.
La piccola storia è corredata da gustosi disegni che qui non riportiamo per questioni di spazio.
Patrizia Poli e Ida Verrei
Per leggere il racconto
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