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Ladra di solidarietà

Creato il 27 maggio 2011 da Fredy73 @FedericaRossi5
Sono uscita per un paio di commissioni urgenti in compagnia delle mie stampelle. Sinceramente lo avrei volentieri evitato, perché credo di essere guarita. Ma il dottore me le ha imposte ugualmente, almeno per un altro po' di tempo. Soprattutto se abbandono la comoda pavimentazione di casa mia in favore di quella tristemente sconnessa di Benevento.
Scarrozzata dal mio amico A, sono quindi andata presso diversi uffici pubblici cittadini per una serie di documenti. E ovunque la reazione delle persone che ho incontrato è stata la stessa: estrema cortesia e gentilezza.
Normalmente sarei contenta per una cosa del genere. Ma più ci penso, più credo che ci sia qualcosa di sbagliato. Soprattutto se confronto questa esperienza con altre precedenti e analoghe, ma senza stampelle. Ovunque, in quei casi, la reazione alla mia richiesta di informazioni o al normale espletamento delle mie pratiche è stata di freddezza se non di fastidio. Non nei miei confronti. Quanto, piuttosto, in quelli di un lavoro o una vita evidentemente poco gratificanti.
Invece, questa volta c'è stato spazio anche per la battuta di spirito, per l'offerta di una sedia, per la proposta di accompagnamento presso questo o quell'ufficio. Insomma, pur camminando abbastanza bene e senza tentennamenti, i due bastoni canadesi hanno acceso negli altri la fiamma della solidarietà. Invero non richiesta, visto il mio orgoglio e la mia capacità di farcela da sola.
Mi sono chiesta come mai quei sorrisi e qualla gentilezza si attivino - a Benevento, almeno - solo in presenza di una difficoltà visibile. Come se quella che tutti i cittadini provano nei confronti della burocrazia non meritasse anch'essa almeno un moto di simpatia e umana compartecipazione.
In fondo un sorriso non costa nulla. E io mi sento un po' una ladra di solidarietà visto che la mia situazione è assolutamente temporanea e prossima alla soluzione. E questo mi ha provocato un senso di disagio che ancora non riesco a smaltire.
Penso a chi, al contrario di me, non ha un contratto a termine con le stampelle... o con qualsiasi sia lo strumento o il simbolo di una disabilità. Di qualsiasi tipo, beninteso. E mi chiedo se anche loro non si sentano, in qualche modo, ancora più calati in una situazione di difficoltà ogni volta che qualcuno esagera con le dimostrazioni di gentilezza e disponibilità. Soprattutto se, come me, ha avuto anche modo di provare il rovescio della medaglia. O se può vedere la disparità di trattamento con le altre persone che non hanno difficoltà di alcun tipo.
Solo per questo motivo, alla simpatica impiegata del comune che non voleva farmi pagare l'irrisoria cifra per il rilascio di un certificato, mi sono sentita rispondere con un orgoglioso "No, ce la faccio". Mi riferivo, naturalmente alla complessa operazione di parcheggiare le stampelle da qualche parte, frugare nella borsa, cercare il portafogli e racimolare una detrminata somma in centesimi.
Forse il mio è un falso problema.
Ma mi piacerebbe davvero vivere in un mondo in cui la gentilezza è un bonus, un abito, un diritto riservato a tutti. E non uno strumento - inconsapevole - per far tacere la propria coscienza e rimarcare le altrui difficoltà.Articolo originale di Federica Rossi per Poco sex e niente city. Non è consentito ripubblicare, anche solo in parte, questo articolo senza il consenso dell’autrice.

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