Magazine Cultura
Nel reparto di degenza in cui lavoro, con l'aiuto di colleghi e amici, ho costituito una piccola biblioteca per i degenti con libri usati. Sulla libreria ho messo un biglietto con scritto "Prendete pure i libri che volete, ma dopo averli letti riponeteli: le persone che verranno dopo di voi ve ne saranno grati!". L'invito era destinato a convincere i pazienti a non portarsi via i libri e devo dire che l'iniziativa ha avuto successo. Infatti non solo i libri non diminuivano, ma anzi, aumentavano di numero. Spesso si riceve un romanzo in regalo per rendere il periodo in ospedale meno angusto e le persone, allietate da questo, lo lasciano in dono a chi viene dopo di loro. In questi giorni questi libri li ho deposti in scatoloni perché il reparto trasloca in altra sede e mi sono accorto, con stupore, della mancanza di alcuni titoli. Nulla di sconvolgente, qualche perdita era prevista e la bontà di altri aveva supplito a questo. Ma ciò che mi ha lasciato perplesso è che mancava soprattutto un autore e ancora adesso mi chiedo il perché proprio lui. E' Ken Follet lo scrittore in questione. C'erano parecchie copie, tanto che mi ero chiesto il motivo per cui molte persone volevano disfarsene. Forse perché erano testi voluminosi e ingombravano? Magari è il motivo del furto: un libro grande può apparire più prezioso. La questione della lunghezza del libro non è da sottovalutare, nel bene e nel male. Ci sono testi che non vengono affrontati per la loro eccessiva lunghezza; altri, più modesti nelle dimensioni, sono considerati insignificanti, poco qualificanti per sentirsi un vero lettore. Tante considerazioni forse poco importanti. Ma sono ottimista: se qualcuno ruba libri significa che la lettura ha ancora un valore.
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