Il numero delle vittime nei Paesi limitrofi al lago Ciad continua ad essere, anche quest'anno, molto elevato.
Si parla di 1200 persone circa.
I Paesi coinvolti sono il Camerun, il Tchad, il Niger e la Nigeria.
Le persone contagiate in tutta l'area, secondo dati abbastanza attendibili, sono almeno 38mila.
In Camerun, ad esempio, da gennaio ad agosto i casi che sono stati registrati sono 14,730, di cui 554 si sono tramutati in decessi, con un tasso di mortalità del 3,76%.
In Tchad, sempre nello stesso arco temporale, i casi registrati sono stati 10.314, di cui 314 fatali con un tasso di mortalità del 3,1%.
Il Niger presenta 976 casi, di cui le vittime accertate sono state 25, con un tasso di mortalità del 2,5%.
In Nigeria sono stati registrati 12.840 casi, di cui 318 mortali con un tasso di mortalità del 2,5%.
Ma anche lo scorso anno negli stessi territori l'epidemia era stata molto grave con cifre complessive di ben 58mila contagi e di 2.300 morti .
I differenti valori numerici sopra-elencati tengono conto ovviamente del numero di abitanti in relazione alla grandezza degli Stati.
Tchad e Niger non sono certo paragonabili per estensione e numero di abitanti alla Nigeria.
E questo deve farci pensare.
Il propagarsi della malattia è dovuto essenzialmente alla carenza di adeguate infrastrutture nei diversi luoghi e cioè prioritariamente all'assenza di una rete fognaria funzionante, che vuol dire ,in sostanza, fogne a cielo aperto in prossimità delle case abitate, dove bambini e anziani sono soliti sostare e alla carenza di acqua potabile e di igiene in generale.
La povertà è anche questo.
Si muore per qualcosa che sarebbe legittimo avere. Specie poi se chi governa, non solo non manca di niente, ma ha più del dovuto grazie ad una sfacciata e continuativa rapacità, perpetrata ai danni della popolazione civile.
Paul Biya in testa, presidente del Camerun, che da sempre governa il suo Paese da "padre padrone" e che si sta preparando ad essere ,ancora una volta, rieletto con l'appoggio dei suoi fedelissimi, non certo meno rapaci del "capo".
Inoltre l'assenza di personale sanitario, che possa curare tempestivamente i casi gravi e fare, quanto meno, un po' di medicina preventiva alle donne, che sono madri e mogli oltre che padrone di casa, complica ulteriormente il quadro in tutte codeste realtà, con le conseguenze di cui leggiamo nei numeri.
A cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)