La testimonianza di Emmanuel Molla di CupoNation sulle difficoltà per chi fa Startup in Italia e l’importanza di promuovere iniziative come i Google Campus.
A differenza di altri paesi europei, in Italia creare una startup è tutt’altro che semplice, soprattutto per la grande difficoltà di reperire fondi e sovvenzioni. Ne è dimostrazione il fatto che nel primo trimestre del 2015 in Italia sono stati investiti soltanto circa 6 milioni di dollari nel settore ICT/digitale/internet mentre nello stesso periodo nel Regno Unito l’investimento ammonta a 930 milioni, in Germania a 537 milioni e in Francia a 233.
Una situazione di questo tipo produce diverse problematiche: da un lato i founder “migliori” vanno via e fondano le loro imprese in Paesi con un ecosistema maggiormente sviluppato, dall’altro produce un ridimensionamento dell’ambizione dei giovani imprenditori che scelgono invece di rimanere in Italia.
Emmanuel Molla country manager per l’Italia di CupoNation ha evidneizato quanto segue:“Sicuramente le cose migliorerebbero se in Italia si riuscisse a superare una certa soglia di investimento complessivo , almeno 1 miliardo anno, contro i 118 milioni di oggi”, riuscendo così ad innescare network effects positivi , una sana competizione tra gli operatori con grandi player che guardano all’Italia come un mercato potenziale per acquisizioni e, magari, R&D e non solo sales&support”.
Il caso di CupoNation è emblematico. La startup, che ha lanciato un innovativo portale di couponing, è riuscita a conoscere il successo proprio perché ha scelto come base operativa Monaco di Baviera e ha ricevuto il sostegno di una multinazionale del calibro di Rocket Internet. Così facendo ha potuto contare su un modello di business e su un tipo di organizzazione solidi e diventare in poco tempo una startup di livello internazionale. È sicuramente un dato positivo che lo Stato stia cercando di aiutare il mercato. Ma perché il sistema startup funzioni davvero è necessario fare molto di più, e molto meglio. Ad esempio, un aspetto che ha reso Londra una delle città europee migliori per avviare una startup è la semplicità del suo sistema fiscale che di fatto agevola gli investitori. Un recente rapporto del “Centre for Entrepeneurs” (CFE) ha rivelato infatti come il Regno Unito stia diventando un paese di “Angel Investors” seppur supportati dal “Seed Enterprise Investors Scheme” (SEIS), un programma pubblico annunciato nel 2012 dal ministro del Tesoro britannico George Osborne che garantisce una riduzione del 50% delle tasse fino a £100.000 per chi investe nelle startup. Gli investimenti del governo Cameron nella Tech City londinese e i suoi piani di espansione, insieme ad un sistema di tassazione che favorisce gli imprenditori alla prima esperienza, hanno permesso la creazione di oltre 4.200 startup solamente nell’area londinese.
I fondi privati rappresentano per i giovani startupper una risorsa ancora più preziosa rispetto a quelli statali: i così detti Business Angel infatti apportano nel sistema startup non soltanto capitali ma anche e soprattutto know-how e competenze che contribuiscono notevolmente alla crescita e allo sviluppo delle stesse.
Le startup in Italia soffrono della mancanza di ambienti innovativi strutturati sul modello della fortunata Silicon Valley.
Nella celebre valle di San Francisco i giovani con un’idea vincente possono anzitutto acquisire le competenze necessarie per fare business attraverso le università che è a sua volta sono straordinariamente connesse con multinazionali potenti e sviluppate. Questo vuol davvero dire poter avere concretamente la possibilità di prendere un caffè e sedersi accanto ad un probabile investitore. In Italia le Università seppure promuovono corsi di formazione per i giovani interessati a fare impresa difficilmente poi li connettono con imprese solide e potenziali investitori.
In Italia servirebbero realtà come i Google Campus che permettano alle giovani imprese di crescere, confrontarsi e diventare aziende competitive sul mercato. Si tratta di spazi messi a disposizione da Google in modo del tutto gratuito a coloro che hanno un progetto da far nascere e crescere, dove poter testare le proprie idee e condividerle. Un luogo dove apprendere le dinamiche che regolano il mondo hi-tech direttamente dai protagonisti del settore, già attivo da qualche tempo a Londra e Tel Aviv, dove secondo il motore di ricerca sono stati creati 570 nuovi posti di lavoro. L’ultima location scelta da ‘bigG’ per l’apertura di un campus è stata Madrid, con lo scopo preciso di dar vita ad una casa per l’innovazione anche in Spagna e dare così l’opportunità ai giovani imprenditori di questo paese di apprendere, connettersi e costruire le aziende del futuro. Infatti, proprio come già accaduto per Londra e Tel Aviv, qui gli imprenditori spagnoli hanno anche la possibilità di accedere a tutor e training delle startup locali, imprenditori con esperienza e personale di Google. L’iniziativa Google Campus messa in campo dal gruppo di Mountain View si espanderà in futuro anche in Corea del Sud, Polonia e Brasile. Nessuna informazione, purtroppo, è al momento disponibile per quanto riguarda progetti simili destinati al nostro Paese.