Magazine Cinema
La trama (con parole mie): è il 21 dicembre 2005 quando la famiglia Palmer, nel pieno di un tranquillo picnic nei dintorni di una diga, è sconvolta da un incidente che segnerà le esistenze di tutti i suoi membri. Alice, la figlia sedicenne di June e Russell, entrata in acqua con il fratello Matthew che tornato a riva la perde di vista, muore annegata.Il corpo viene ritrovato la sera della vigilia di Natale dai sommozzatori della polizia, ed è lo stesso padre ad effettuare il riconoscimento del cadavere.Da quel momento, però, strani fenomeni paiono verificarsi all'interno della residenza dei Palmer, tanto da muovere ognuno di loro a farsi una differente idea sulla loro origine: casualità, fantasmi, la presenza di Alice.Attraverso ricerche personali, sogni, richieste ad un sensitivo locale, la famiglia della ragazza scoprirà passo dopo passo i segreti della vita della ragazza, incastrando una dopo l'altra le tessere di un mosaico che potrebbe portarli alla ricostruzione del loro status di famiglia o alla follia.
Dimenticatevi Oren Peli e quella robetta di Paranormal activity.Dimenticatevi gli scialbi esempi di mockumentary di cui abbiamo avuto esempio durante l'ultimo anno - su tutti, la schifezza abominevole che fu L'altra faccia del diavolo -.Lake Mungo è un signor film. Nonchè il primo titolo "di genere" da parecchio tempo a questa parte in grado di lasciarmi addosso una profonda sensazione d'inquietudine amplificata senza dubbio dall'atmosfera che ha fatto da cornice alla visione - casa Ford tutta nel mondo dei sogni, orario tra sera e notte, luci spente, solo il Bushmills a tenermi compagnia - ma ugualmente in grado di ricordarmi momenti di turbamento che solo il vecchio Lynch, normalmente, riesce a trasmettermi.Sarà che il nome Palmer è una garanzia, dopo Twin Peaks, ma le vicende di Alice e della sua famiglia, la "ricerca" del regista ed il percorso che conduce i protagonisti all'accettazione del dolore di una perdita enorme - una figlia ed una sorella - così come al confronto con situazioni decisamente oltre la sfera del quotidiano comunemente noto, ma ho trovato il lavoro di Anderson non solo un ottimo ed ideale proseguo della recente ed ottima tradizione horror australiana - ricordiamo le due chicche Wolf Creek e The loved ones -, ma anche il miglior film prettamente di paura - anche se, per molti versi, definirlo in questo modo è limitante - dell'anno.Purtroppo, a causa di una scellerata distribuzione italiana, probabilmente non vedremo mai nelle nostre sale - o nell'ambito del mercato home video - un titolo risalente ormai a quasi cinque anni fa, e dovremo accontentarci di continuare ad affidarci alla rete ed alle recensioni di pochi prodi - nel mio caso, Bradipo e Simone Corà - affinchè la curiosità ci spinga a compiere quel minimo sforzo per recuperarlo.Ma perdersi in lunghi preamboli sarebbe riduttivo, per questo film profondamente angosciante, in grado di spaventare grazie alle suggestioni e alla realtà in misura quasi maggiore rispetto alla sua componente effettivamente horror, ritratto di una teenager apparentemente normale e felice ed al contempo profondamente segnata non soltanto per essere la sfortunata protagonista dell'incidente all'origine delle vicende dei Palmer narrate dal regista.Il piglio di Anderson è preciso e dettagliato esattamente come se ci trovassimo alle prese con un vero e proprio documentario, ha dalla sua il fascino di un argomento che, in qualche modo, è in grado di attrarre ed affascinare praticamente chiunque - esiste una vita dopo la morte? E' davvero possibile avvertire la presenza di spiriti nel nostro mondo? - senza per questo risparmiare twist clamorosi in grado di dare una svolta alla narrazione per almeno tre volte nel corso dei novanta minuti scarsi della visione.Del resto, senza considerare l'elemento effettivamente orrorifico di Lake Mungo le domande che si materializzano ben più dei fantasmi di fronte allo spettatore sono molteplici: come decidiamo di affrontare il dolore per una perdita? Quali sono le ragioni di Russell, che in quanto padre ha riconosciuto il cadavere sfigurato di sua figlia, nel rifugiarsi nel lavoro? Quali quelle di June, sconvolta dagli incubi in cui Alice continua a comparire, nel non dormire aggirandosi nelle case del vicinato? Quali quelle di Matthew, che è alla ricerca di una conferma del fatto che quella sia proprio sua sorella?E soprattutto, quali sono quelle di Alice, "il cui segreto era di avere dei segreti", che nessuno conosceva davvero, che, pur se non strappata da questa vita a causa di qualcuno, ma semplicemente di una tragica casualità, ha lasciato dietro di sè una lunga scia di interrogativi?Cosa è davvero accaduto, quella notte a Lake Mungo, mesi prima che l'acqua si portasse via la ragazza?Personalmente, con gli anni, mi sono allontanato sempre di più dal concetto di fede e religione, e ora come ora penso che, nel momento in cui lo spettacolo sarà finito, sarà come addormentarsi per sempre, in un eterno sonno senza sogni.Eppure, saranno state l'atmosfera o la suggestione, le vicende narrate, il coinvolgimento o l'indubbio mestiere di Anderson, l'ellissi finale che lega madre e figlia, di fronte a Lake Mungo ho avuto la netta sensazione che possa esistere "qualcosa che non riesco a immaginare": e quel brivido lungo la schiena che corre come se non fossi solo di fronte alla tv, l'ho sentito tutto, senza aver bisogno di sedute spiritiche o essere alla ricerca del fantasma di qualche mio caro passato dall'altra parte.E questo, signori miei, è un potere che ha solo il Cinema della miglior specie.
MrFord
"You motherfuckers can't stop me
even if I die I'm gonna be a fuckin' problem
do you believe in ghosts, motherfucker?
real live, black... Ghosts
fear me."2Pac - "Ghost" -
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