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L’Ipnotico Salto e il primo passo del cammino attraverso la foresta di versi e suoni potenti che i Lamanaïf ci andranno a presentare e senza soluzione di continuità ci spinge sotto la pioggia di Rane, il cui riff si attacca alla pelle e continua a rimbalzare tra le pareti della scatola cranica, sospinto da una ritmica incessante e il testo.. non parlerò dei testi, di nessun brano, non più di quanto abbia già fatto. È mia intima convinzione che la poesia non debba essere spiegata, ma vissuta, fatta propria e possa così risvegliare in ogni coscienza emozioni diverse, là dove esista la sensibilità di una coscienza. Ascoltate e lasciate che la piena di sensazioni rompa gli argini, allagando i campi della vostra intimità. Nella terza traccia, (In) Stabile, la chitarra rimbalza come una pallina magica sul parquet di basso e batteria, su cui la voce si muove agile come il Michael Jordan dei tempi migliori. La vena romantica che caratterizza l’apertura di Magnolia si trasforma ben presto in un urlo rabbioso che cerca “il senso del mio domani” e l’alternanza tra quiete e tempesta si protrae per tutta la durata del pezzo. Il surreale è il tratto che caratterizza L’Uomo Infinito, brano che dà il titolo all’album. Una canzone che echeggia negli universi mentali di chi ascolta. L’ossessività di H.E.N (Hic Et Nunc), che cambia pelle più volte durante il suo cammino, rende con efficacia la retorica ironia con cui si affronta la banalità del reale. Al giro di boa si arriva a Girotondo che si apre con un feedback cavalcato prima dal basso e poi dalla batteria, per diventare un pezzo variopinto e nervoso, melodico e inquieto, impreziosito dal cantato di Estéban Vidoz, qui in versione fuoriclasse che fa la differenza, senza voler far torto agli altri componenti della band, anche loro sempre un gradino più in su della normalità. E tutto ciò viene ampiamente confermato e ribadito in Puzzle, brano in cui le capacità corali dei Lamanaïf sono sottolineate dall’abilità dei musicisti di mettere la tecnica individuale al servizio della squadra. Insonne (Pavor Nocturnis) è un momento di tregua apparente, è il sogno che attraversa la mente durante il sonno-non-sonno, paludosa veglia del sonnambulismo umano. Con Un Amore Chirurgico la band si concede una digressione di pura teatralità, quasi a voler ribadire, se mai ce ne fosse bisogno, la contaminazione di generi artistici che li contraddistingue e apre le porte a L’Amami, penultimo brano del disco. Siamo verso la fine, ma non c’è tregua, i ragazzi non mollano. Se qualcuno si aspetta dei cali di tensioni sul finale, rimarrà deluso. Anzi. La loro forza è ancora ben viva, il fuoco più ardente, l’enfasi esplode e le onde del mare si infrangono potenti sulla scogliera finché un inquietante “stai ancora ascoltando”, bisbigliato sotto il temporale, mi immerge nel punkeggiante incipit di I/O, atto conclusivo. Ma non c’è stanchezza, né in chi suona, né in chi ascolta, c’è ancora fiato per un ultimo scatto. Le gambe rispondono bene all’ulteriore sollecitazione e quegli ultimi metri che mancano al traguardo vengono percorsi con impeto da I/O e poi la fine e la felicità che resta. Perché è felicità quella che resta, quando si trasforma l’astrazione del bello, nella realtà di musica e parole.
http://www.lamanaif.it/
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