Mi era piaciuto molto Correre, biografia romanzata – se così si può dire – di Emil Zátopek, grandissimo corridore di fondo degli anni Cinquanta – e mi rendo conto di non averlo recensito, ahimé: ne ho parlato solo in radio – perciò appena ho visto il nuovo libro di Echenoz, su Nikola Tesla, mi ci sono avventato sopra. C’è la stessa disinvoltura di racconto, molto rapido e molto colloquiale, e la storia fila via con facilità. Ci sono gli stessi buchi, voluti, che ti lasciano curioso e insoddisfatto – bisogna farci l’abitudine – e c’è la stessa – anzi, forse di più – ambiguità: che cosa è vero, documentato, e che cosa, invece, è pura invenzione dell’autore? Poi c’è Tesla, uomo romanzesco per eccellenza: grande genio – a lui dobbiamo la corrente alternata – e grande fucina di idee sempre al limite del fantascientifico o del ciarlatanesco – una su tutte: la convinzione di essere stato contattato dai marziani – tanto da essere visto con sospetto dalla scienza ufficiale. Poco interessato al denaro, ma votato al lusso, spaventato dai contatti con gli esseri umani – e con i germi che potrebbero trasmettere – e appassionato di piccioni – non certo gli animali più asettici del mondo – e così via, di contraddizione in contraddizione. Con una menzione speciale per il cattivissimo Thomas Edison, che mi piace così tanto che non sono andato a controllare se fosse veramente così, per non avere una delusione. Tutto ciò premesso, Correre mi era piaciuto di più: è come se il libro finisse un po’ in calando, come se i buchi rimasti aperti apparissero potenzialmente più promettenti dei nuovi fronti inaugurati. Però forse dipende dal fatto che siamo abituati al romanzesco e la vita vera può non esserlo. E la biografia – per quanto romanzata – più di tanto non può eludere questo fatto.
Lampi, Jean Echenoz (Adelphi, 176 pp, 17 €)
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