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Lana Del Rey. Fino a poco tempo fa non sapevamo nemmeno della sua esistenza, adesso non possiamo farne più a meno. Dobbiamo “sharare” le sue canzoni le sue immagini i suoi video le sue labbra con i nostri amici su Facebook e dobbiamo twittare di quanto era figa nella sua ultima esibizione (anche se sulle sue performance live deve ancora lavorare parecchio, la ragazza). Lana Del Rey: un nome da diva del porno soft appiccicato su un corpo e un viso da pin-up d’altri tempi. It girl come prima professione, cantante come seconda, è bastato il diffondersi più virale di un Contagion del video di Video Games per farci innamorare tutti.
E adesso, come giudicare il suo secondo album?Secondo perché sì, sebbene molti non lo sappiano (forse nemmeno lei), Lana aveva già dato alle stampe il suo disco d’esordio Lana Del Rey A.K.A. Lizzy Grant un paio d’anni orsono, ma senza il viral marketing nessuno se l’era filato manco per sbaglio. Ma poi, grazie ai Video Games, Lana è diventata più famosa di Super Mario Bros.Born To Die ha un attacco fenomenale, con le prime quattro tracce che sono quelle già note contenute nell’EP che aveva anticipato l’uscita del full-lenght. La title track Born To Die è epica phicata, un inno all’amore e alla morte di drammatica shakespeariana potenza, proprio come una Blue Jeans da amare fino alla fine dei tempi. Off to the Races è sexy ed esaltante e poi quella Video Games è semplicemente uno dei capolavori pop moderni. Una canzone irreplicabile e poco cambia se Lana sarà una meteora destinata a bruciare in fretta o un’icona qui per restare, Video Games è un miracolo.
Se il disco girasse sulla puntina tutto su questi livelli staremmo qui a parlare di lavoro del secolo, ma così non è. Già ce lo potevamo immaginare, eppure quel pizzico di delusione arriva comunque. Non che il resto dell’album faccia schifo, tutt’altro, però le prime 4 tracce sono fenomenali, il prosieguo è più di routine, continua tra tracce riempitivo e suoni che si ricollegano a quelli delle canzoni già note, tra atmosfere retrò ravvivate da qualche ritmo tra hip-hop e trip-hop alla Portishead, sebbene in alcuni momenti si finisca più dalle parti degli Hooverphonic. E non è proprio la medesima cosa.Ma il paragone più evidente, e pure più scomodo, è quello con Fiona Apple. La Divina Fiona Apple, con cui condivide vocalità suadente e melanconica e il gusto per la ballata pianistica struggente ma non stracciamaroni, come in una drammatica Dark Paradise e soprattutto in una Million Dollar Man che alla Apple (e non sto parlando di Microsoft) è uno spudorato omaggio.In più Lana ha dalla sua qualche atmosfera alla Twin Peaks, come una Julee Cruise più bomba sexy e meno inquietante, e tutto un immaginario da celebrità anni ‘50/’60, con un portamento da diva d’altri tempi che contrasta con qualche tentazione più hip-hoppara ancora tutta da affinare, si senta in proposito una National Anthem che va di archi bittersweet symphony, ritmi massive attack e cantato quasi rappato.
Lana del Rey Shooting by Sean & Seng from Interview.de on Vimeo.
(David Lynch, cosa stai ancora aspettando a fare un nuovo film e a prendere Lana come protagonista assoluta?)
Un disco sensuale, che ci regala il meglio con i pezzoni già conosciuti, più una notevole altra perla come Radio, e per il resto si risolve in un ascolto piacevole e carino, ma anche una mezza delusione dal retrogusto dolceamaro di capolavoro mancato. Proprio come i dischi delle dive di una volta, le Nancy Sinatra, le Brenda Lee, le Ronettes, le Little Eva o le Linda Scott che davano il loro meglio su singolo piuttosto che su album. D’altra parte Lana è come se fosse saltata fuori da un’altra epoca, stile Marion Cotillard in Midnight in Paris. Vogliamo fargliene una colpa?(voto 7/10)
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