Lei è iraniana ed è giovanissima. Shirin Abedinirad dopo aver studiato graphic design e fashion design all’Università di Tehran, oggi lavora creando installazioni artistiche dalla forte estetica e dal valore sociale. Evocation del 2013 e Heaven on Earth del 2014 sono quelle che forse più di altre lasciano senza fiato per la loro semplicità e allo stesso tempo forza d’immagine.
La prima rappresenta il modo di affrontare uno dei problemi fondamentali del deserto: la mancanza di acqua. Questa installazione land art gioca sull’idea di miraggio e di contrasti: a prima vista, i cerchi a specchio, parzialmente coperte di sabbia dorata, sembrano essere piccoli stagni. Solo dopo un momento ci rendiamo conto che in realtà è il cielo, che si riflette attraverso le dune alterando così la nostra percezione della natura.
La seconda installazione invece prende ispirazione direttamente dall’uso che si faceva degli specchi nell’architettura nella lontana Persia. 2000 anni dopo, l’artista torna al concetto di raddoppiare lo spazio e la luce, mettendo il pubblico di fronte alla necessità di relazionarsi di nuovo con un’illusione ottica che aumenta luce e percezione e spiritualità dello spazio.