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Se la Sinistra rappresenta la visione politica nella quale il bene comune e la soddisfazione dei bisogni materiali delle persone non vengono realizzati spontaneamente dal mercato, dall'impresa privata, dal primato del profitto individuale ma richiedono l'intervento pubblico nell'economia ed il controllo sociale e collettivo dei mezzi di produzione, l'elemento essenziale da cui far partire per analizzare lo stato attuale e le prospettive della Sinistra è la consapevolezza che questa visione è oggi largamente minoritaria e invisibile alla maggioranza dei cittadini. Il punto fondamentale è come restituire alla Sinistra una dimensione di massa: come afferma Stefano Rodotà le idee diventano forti quando sono forti nella società. Tutto il resto viene dopo. Ogni giudizio e valutazione sul progetto di Coalizione Sociale della Fiom di Maurizio Landini non può dunque non tenere conto di questa premessa, a mio avviso, indispensabile.
Dentro il perimetro dell'Alternativa di Sinistra ho letto tante critiche e accuse a Landini: sull'ambiguità e indeterminatezza del rapporto tra sindacato e soggetto politico partitico, sui limiti di un progetto calato dall'alto, sulla sovraesposizione del personaggio Landini, sulla mancata abiura preventiva dell'Unione Europea, sull'appoggio ricevuto da vecchi personaggi impresentabili e screditati, sulle responsabilità della CGIL che coinvolge anche la Fiom nelle sconfitte dei lavoratori e nel progressivo peggioramento delle loro condizioni salariali e di vita. Si tratta di critiche legittime e a volte anche fondate. Dopodiché i soggetti che formulano tali critiche - la Sinistra NoEuro, l'USB o la Rete dei Comunisti per esempio - e che pure offrono spesso spunti di analisi interessanti e stimolanti dovrebbero spiegare quanti militanti hanno, quale presenza sul territorio, quale seguito e quale capacità di presa e di mobilitazione fra le masse. Chi ha onestà intellettuale non può non vedere il deserto che esiste a Sinistra: l'incapacità di riconquistare centralità politica e di riguadagnare il consenso di chi ha scelto l'astensione o altre opzioni elettorali, la marginalità di Rifondazione Comunista e SEL, l'involuzione dell'Altra Europa - come scrive Guido Viale - da progetto unitario di Alternativa in ennesimo partitino della Sinistra, la polverizzazione irrefrenabile dell'area antagonista e radicale in mille e più soggetti tra loro contrapposti. Detto questo oltre a Landini e alla Fiom chi altri ha oggi nell'area progressista la capacità di riempire le piazze, di suscitare l'entusiasmo di ciò che resta del popolo della Sinistra, di comunicare e farsi comprendere dalle persone? Chi altri ha l'organizzazione, il prestigio, la popolarità, i numeri della militanza per dare vita ad una rete di iniziative sociali e solidaristiche diffuse sul territorio? Ecco perché il progetto di Coalizione Sociale rappresenta una grande speranza, forse l'unica che oggi abbiamo, da coltivare con razionalità, senza illusioni, da controllare passo per passo e azione per azione ma per la quale vale la pena di spendere tutto il nostro impegno.
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