Anno: 2011 / Distribuzione: Warner Bros / Durata:114’ Genere: Fantastico / Nazionalità: USA / Regia: Martin Campbell
Effetti visivi e situazioni che sfiorano l’horror sono presenti già prima di vedere in scena il virtuoso ma arrogante pilota collaudatore Hal Jordan, con le fattezze del Ryan Reynolds di Buried-Sepolto (2010), a sua insaputa scelto dalla fratellanza di guerrieri e protettori di pace e giustizia Green Lantern Corps per affidargli l’equilibrio del potere dell’Universo, minacciato dal nuovo nemico Parallax.
Quindi, anello dei super poteri al dito e indosso tutina con tanto di mascherina verde, un altro personaggio della DC Comics finisce all’interno del grande schermo, questa volta sotto la regia del Martin Campbell cui dobbiamo l’ottimo Casino Royale (2006).
E, con un cast comprendente Angela Bassett, il vincitore del premio Oscar Tim Robbins e, nei panni del cattivo, il Peter Sarsgaard di Flightplan-Mistero in volo (2005), è attraverso il ricorso al sistema di visione tridimensionale che viene raccontata la vicenda dell’eroe capace di creare in maniera concreta, tramite la concentrazione, tutto ciò che vede nella propria mente.
Però, se all’inizio, nonostante i tempi di narrazione dilatati tipici dei cinecomic d’inizio XXI secolo, la messa in scena finisce per possedere un certo fascino retrò, piuttosto vicina a quella di prodotti d’intrattenimento anni Ottanta che, a loro volta, sembravano rifarsi alla fantascienza di un trentennio prima, i difetti dell’operazione non tardano ad emergere.
Infatti, mentre i flashback in cui il protagonista ripensa al padre ricordano da vicino le situazioni comiche incluse nelle parodie della ZAZ (quelli de L’aereo più pazzo del mondo, per intenderci), non si può fare a meno di notare la poca cura dello script, sia per quanto riguarda il non approfondimento dei personaggi che la quasi totale mancanza di momenti interessanti.
Con la risultante di circa 114 minuti di visione tutt’altro che lenti e noiosi e volti a ricordare che la paura è nemica della volontà, ma ridotti ad un banale tripudio di fx digitali, tra lampi verdi e creature da film trash; mentre strizzano più volte l’occhio al Superman (1978) di Richard Donner, senza riuscire minimamente a rispecchiarlo.
Dall’autore di una delle migliori avventure cinematografiche di James Bond c’era da aspettarsi molto di più.
Francesco Lomuscio
Scritto da Redazione il ago 23 2011. Registrato sotto IN SALA. Puoi seguire la discussione attraverso RSS 2.0. Puoi lasciare un commento o seguire la discussione