1991: Da hong deng long gao gao gua di Zhang Yimou
Tratto dal romanzo Mogli e concubine di Su Tong, il film che ha fatto conoscere a tutto il mondo la cinematografia cinese.
Critica giustamente entusiasta, a cui volentieri e doverosamente lascio la parola:
“Può essere considerato senz’altro un capolavoro…” (Il Farinotti), “…una dolente sinfonia in rosso minore sulla condizione femminile, il rapporto dei sessi, le logiche del potere dove lo splendore formale si coniuga col rigore morale e l’asciuttezza narrativa” (il Morandini), “Bellissimo” (Il Sole-24 Ore), “In Lanterne rosse i personaggi vengono avanti in primo piano, i loro movimenti sono quelli che l’ideale scacchiera dei rapporti umani consente. È proprio l’imprevedibilità della mossa del cavallo a generare la tragedia, e Yimou m’è parso un maestro nel disegnare dentro questa mappa compassata e inappuntabile il guizzante moto delle psicologie, l’erompere della disperazione, lo scatenarsi di un infiammato bisogno di libertà, l’ansia procurata dalle menzogne del desiderio, da un desiderio che non guarda all’onore o al rispetto di chi lo genera” (Enzo Siciliano), “Splendido film” (Il Giornale), “Un film rigoroso e girato benissimo” (Il Corriere della Sera), “Gong Li è una delle più sfolgoranti apparizioni da quanto il cinema è nato” (Alberto Crespi), “Allo splendore formale della ricostruzione (eccellenti le scenografie e i costumi) corrisponde una narrazione asciutta ed equilibrata, ma capace di delineare con sorprendente vitalità i caratteri e le psicologie dei vari personaggi e la loro progressiva disumanizzazione… Lanterne rosse resta una delle migliori opere prodotte dal cinema orientale negli ultimi decenni” (Stefano Lo Verme).
Quanto scrive Luigi Paini conferma la grandezza e l’abilità di Zhang Yimou: “Fa un certo effetto sentir affermare dal regista che nel suo film tutto è frutto di pura fantasia. Ci immaginiamo, assistendo ai geometrici riti che scandiscono l’esistenza nella grande casa del signor Chen, nella Cina degli anni Venti, che ogni minimo particolare rimandi ad abitudini codificate di quel periodo, a tradizioni che fanno parte della storia dell’immenso paese. E invece no, a partire dalla quotidiana cerimonia che dà il titolo alla pellicola: le lanterne rosse, accese al crepuscolo davanti alla porta della moglie prescelta dal padrone per trascorrere la notte, nascono dalla straordinaria immaginazione dell’autore e dal suo magico gusto per la combinazione dei colori”.
Proibito in Cina, Leone d’Argento a Venezia nel 1991, David di Donatello e nomination Oscar nel 1992, Lanterne rosse è “una parabola chiarissima e struggente sul mondo che ci circonda; quelle mura seducenti, quei tetti avvolgenti, quelle sete, quegli ori, quei costumi d’ineffabile “educazione”, all’interno dei quali affiora tutta la miseria, la sopraffazione, la disperazione di uno dei più bei ritratti femminili che il cinema ci abbia offerto” (Andrea Olivieri).
p.s.
Una interessante e approfondita analisi del film qui.
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