Cara Sibilla,
ultimamente ho notato che la mia migliore amica non si comporta come al solito.
In un primo momento ho pensato che si trattasse di una cosa passeggera, quando ho visto, però, la sua reazione ripetersi, sono rimasta male e ora non so se posso definirla più migliore amica.
Ti spiego:ho da poco trovato lavoro in una pasticceria importante del mio paese. Sono appassionata di cake design e dopo svariati corsi, sto finalmente coronando il mio sogno per quanto riguarda il lavoro. Inoltre, presi dall’entusiasmo di questa novità, io e il mio ragazzo abbiamo deciso di sposarci.
Quando ho raccontato del lavoro a Rosanna, questo è il nome della mia amica, ho notato che mi guardava a malapena in faccia e ascoltando a fatica quello che le stavo dicendo continuava a chattare col cellulare senza mostrare alcun segnale di contentezza per quello che mi stava succedendo. Ci sono rimasta male ma ho comunque pensato che qualcosa in quel momento la stesse infastidendo e volendo approfondire la cosa mi sono dovuta accontentare come risposta di scuse generiche, inventate al momento.
Ora, non mi sarebbe più tornato in mente questo episodio se non si fosse ripetuto quando ha saputo della decisione mia e del mio ragazzo di sposarci.
Mi affligge abbastanza non poter condividere con lei gli avvenimenti felici come facevamo quando eravamo ragazzine… aiutami ti prego!
Nicla
Gentile Nicla,
proprio in questi giorni leggevo un articolo su un’importante testata giornalistica che racconta di come è difficile oggi comunicare agli altri i nostri momenti di felicità. Non so se in altri tempi la mente funzionasse diversamente ma oggi sembra che quando racconti agli altri, specie se persone amiche o care, gli eventi straordinari che ci possono capitare, questi rimangono alquanto esterrefatti perché si sentono esclusi e distanti.
Sai, ti confesso che mi sono ritrovata nelle tue parole e ho rivisto scene passate della mia vita simili a quelle capitate a te per cui la faccia che ha fatto la tua amica non mi era nuova … e di sicuro non sapevo dare un nome a tutto questo. A dargli un nome invece ci ha pensato uno studio pubblicato sulla rivista "Psychological Science", per il
quale, più sono sensazionali le nostre novità, e più allontaniamo chi ci sta a
cuore.
Una vera e propria maledizione la definirei … difficile da annullare persino per le tavole
sibilline, anche perché non solo il nostro interlocutore si allontana ma anche noi che raccontiamo ci rimaniamo malissimo se tutta la felicità che vogliamo trasmettere svanisce quando chi la dovrebbe condividere se ne frega.
Probabilmente, come mi suggeriscono le tavole, il nodo cruciale sta proprio nelle tue parole, quando dici “come facevamo quando eravamo ragazzine”…
Dopo una certa età probabilmente sono tante le strutture e i complessi mentali che
ci creiamo che, per un istinto di sopravvivenza primordiale, un attaccamento morboso a quello che siamo o vorremmo essere, non riusciamo più a riconoscere la naturalezza e la purezza di certi sentimenti di apertura all’ascolto e alla condivisione.
Lo studio c’avrà pure ragione ma non dice che rosicare è un’abitudine che nuoce gravemente alla salute. La tua amica si sarà pure allontanata a sentire te che stavi al settimo cielo ma forse perché lei (per ragioni che stanno solo nella sua testa) nel momento in cui tu glielo raccontavi si sentiva al terzo di cielo e come molti di noi sanno, il terzo cielo non è poi tutto sto granché…
Mi fanno poi notare le tavole che, Rosanna, se appartiene alla schiera delle amiche“vere”, non tarderà ad accorgersene e a tornare quella di prima.