Le scene politiche di questi giorni sembrano confermare un tragicomico gioco delle parti che, si spera, andrà a finire presto. Alla collezione di demagogiche dimissioni in massa (cfr.: http://www.ilpost.it/2013/09/26/dimissioni-parlamentari-pdl/) si affiancano le (in)decisioni di altri schieramenti che non vogliono staccarsi da uno schema di "larghe intese" che, alla fine della farsa, non sembra essere mai decollato.
E' infatti capitato che, illuso forse a dovere, chi ha accettato le "larghe intese" abbia compreso anche certe possibilità di "larghi compromessi": salvare B. per salvare l'Italia, per cominciare.
Poi si vedrà, in funzione del processo di turno e della prescrizione da arraffare.
Salvo poi discutere di Imu ed Iva, senza andare minimamente a dibattere su quelli che sono da anni i reali problemi di un'Italia tragicamente al palo: perdita di competitività su scala mondiale, assenza più totale di politiche energetiche, questione ambientale mai affrontata, tematiche di riconversione industriale lasciate nel dimenticatoio,[...]. Gli argomenti da "larghe intese", su cui instaurare un dibattito collettivo ed istruttivo, non avrebbero dovuto essere limitate alle tasse da annacquare od al b. da salvare.
Gli argomenti da "larghe intese" hanno riguardato la questione del rinvio continuo, di un "linguaggio sovversivo della verità" che troppo poco ha avuto a che fare con la necessità di modificare e/o rendere meno rigido quanto è stato sottoscritto nelle sedi europee.
Basterà davvero una crescita annua inferiore all'1% a mettere l'animo in pace?
Nonostante questa e moltissime altre domande possibili, la "ricetta" per risollevare questa Italia sembra essere riconducibile ad una sola parola: stabilità.
Serve stabilità per rassicurare i mercati finanziari, serve stabilità per impedire il default dello Stato italiano, serve stabilità per scongiurare il collasso finale ed ultimo.
Serve stabilità, ma a che prezzo? Si ottiene stabilità stravolgendo lo Stato di diritto, consegnando l'immunità ad un uomo condannato anche nell'ultima sede di giudizio. Si ottiene stabilità riscrivendo le norme di diritto civile e penale, per garantire a quest'uomo una salvezza definitiva "ad personam".
Serve davvero inseguire la stabilità a questi prezzi? Qualsiasi risposta possibile è sprecata, inutile, improduttiva.
La lettera aperta dei Capogruppo di Camera e Senato del PdL (o "Forza Italia"?) indirizzata al Presidente della Repubblica riporta una serie di controsensi ormai palesi anche a chi si rifiuta di vedere la cloaca nella quale siamo precipitati:
"[...] I gruppi parlamentari, nella loro autonomia costituzionalmente garantita, hanno ritenuto di riunirsi,[...]. L’assemblea non era finalizzata né ad assumere decisioni sul governo del paese né [...] ad assumere orientamenti operativi sulle decisioni della magistratura o sulle prerogative del Capo dello Stato.
Né la riunione era istituzionalmente volta a manifestare solidarietà al Presidente B. [...] pur essendo questa una eventualità che non costituirebbe [...] ipotesi di comportamento inappropriato o ingiustificabile da parte di coloro che condividono [...] i medesimi orientamenti politici e le medesime battaglie.[...]
L’oggetto della riunione riguardava [...] l’atteggiamento da assumere [...] rispetto all’orientamento del Senato della Repubblica, che sembra ormai farsi strada e che [...] rappresenta un’eventualità molto concreta, in ordine alle determinazioni sull’applicazione al Sen. Berlusconi della c.d. legge Severino.[...]"
E via di seguito, con sproloqui sull'incostituzionalità di una Legge da loro votata e sostenuta convintamente non troppo tempo fa. La riunione e la "raccolta firme" per le dimissioni in massa dei Parlamentari non hanno quindi riguardato in alcun modo la possibilità di mettere in crisi un Governo ed affossare un intero Paese.
A cosa è servito, quindi, l'aver inscenato una tale buffonata di proporzioni sovranazionali?
I falchi stanno mangiando le colombe? Sia falchi che colombe hanno subito avvelenamenti da parte delle pitonesse? Il punto è sempre il solito, quello per cui in Italia le "larghe intese" sembrano essere al momento identificabili appieno con "larghe concessioni" e "larghi compromessi": salvare sempre il solito per scongiurare delirio e dissesto generali.
Lo scenario prevede che la palla passi ad un Partito che, seppur pieno di "dalmata", si spera approverà e validerà la procedura di decadenza del sempre (in)utile Senatore B. (presente nello 0.08% delle Sedute parlamentari). In caso di "dalmata" o di franchi tiratori, infatti, la sua morte (quantomeno ideale, dato che quella programmatica non sta già da molto tempo bene) diventerebbe conclamata e certificata.
Si scontino le "larghe intese", si sconti l'assenza totale di compromessi e si revochi definitivamente la possibilità di modificare "ad personam" lo Stato di diritto.
La proposta di legge elettorale pensata dal M5S dovrebbe essere disponibile da qui a poco tempo, stando a quanto divulgato dal blog del comico (cfr.: http://www.beppegrillo.it/2013/09/la_legge_elettorale_del_m5s.html); si cerchino maggioranze alternative per cambiare quello schifo attualmente vigente e si cerchi successivamente di inquadrare scenari differenti dalla corrente alternata e dal mortifero stallo attuale.
Con buona pace, non in ordine di importanza, delle seguenti figure: moderati, falchi, pitonesse, stabilità, responsabilità, "larghe intese", mercati, [...].
Salvo imprimere alle "larghe intese" una sferzata costruttiva e realmente produttiva al finalizzare il dibattito pubblico e la ripresa dell'attività non solo economica.
All'elettore l'ardua sentenza.
Per saperne di più:
"Letta va da Napolitano: 'valuto fiducia'.
Epifani: 'verifica subito'. PdL diviso."
(http://www.repubblica.it/politica/2013/09/27/news/letta_va_da_napolitano_valuto_fiducia_il_centrodestra_ha_umiliato_l_italia-67371025/)
"Lettera aperta di Brunetta e Schifani a Napolitano",
(http://www.freenewsonline.it/?p=3031)