13 SETTEMBRE – Il tema del poco spazio riservato ai nostri giovani – in particolare per quanto riguarda la serie A – è un tema forse risaputo ma sicuramente quanto mai attuale. I motivi di tutto questo sono a mio avviso principalmente due. Da una parte la cosiddetta “ansia da risultato” che contraddistingue certe squadre – spesso le più titolate – dove l’obbligo di raggiungere l’obiettivo sopravanza spesso l’esigenza di una più ragionevole programmazione. Dall’altra parte invece il continuo proliferare di giovani calciatori delle più svariate nazionalità che consentono forse un risparmio in termini di costi – sia di acquisto sia di ingaggio – ma che finiscono inevitabilmente per togliere visibilità ai ragazzi di casa nostra. A mettere un po’ di pepe a questa eterna “querelle” ci ha pensato alcuni giorni or sono il capitano delll’under 21 Matteo Bianchetti, difensore dell’Hellas Verona appena promosso in A. Il centrale scaligero, in un’intervista rilasciata alla Gazzetta dello Sport, ha “messo il dito nella piaga” affermando che se portasse il cognome Blancos, probabilmente giocherebbe di più. Mi tornano quindi in mente le parole dell’allora ct dell’under 21 Ciro Ferrara che, intervistato sul tema, si soffermò sul prezzo dell’inesperienza spesso pagato in campo internazionale dai propri giocatori rispetto ai loro pari età. E questo perché mentre in Italia molti under 21 trovano poco spazio, negli altri campionati – basti pensare all’età media del PSV Eindhoven avversario del Milan del preliminare di Champions – diversi di loro hanno già calcato, oltre al massimo campionato, anche i più titolati palcoscenici della Champions e dell’Europa League.
Tuttavia, al di là delle parole più o meno condivisibili del difensore gialloblù, in casa nostra – in questo caso parlo di Hellas e Chievo – il vento sembra ora soffiare verso qualcosa di diverso. Nelle rose guidate rispettivamente da Andrea Mandorlini e Giuseppe Sannino, non mancano finalmente giocatori giovani – a onor del vero alcuni anche stranieri – ma soprattutto di qualità. Mi vengono in mente, tanto per far dei nomi, oltre a Bianchetti, i vari Jorginho, Sala, Longo, Cirigliano, Iturbe, Ragatzu sponda Hellas e Improta, Acosty, Lazarevic sponda Chievo. In sostanza si iniziano finalmente ad intravedere confortanti spiragli di nuovo interesse per il lancio di “nuove leve”. E’ vero che affidarsi a giocatori di esperienza è sicuramente più facile – anche se questo non rappresenta mai la certezza di raggiungere l’obiettivo – tuttavia questi benedetti ragazzi prima o poi dovranno “rischiare” se si vuole che maturino l’esperienza necessaria. Sicuramente serve pazienza – e questo vale non solo per Bianchetti – ma l’importante è farsi trovare pronti quando si viene chiamati in campo. Un vecchio adagio recita che “non esiste una seconda occasione per fare una prima bella figura”. Uno slogan magari esagerato ma comunque da tenere in giusta considerazione. Ricordo l’esordio in Coppa Campioni con la maglia della Juventus di un giovanissimo Marco Pacione, che a causa di alcuni gol sbagliati in maniera a dir poco clamorosa impiegò poi anni – e guarda caso proprio con la maglia dell’Hellas – per togliersi di dosso qualche scomoda “etichetta”.
La ricetta migliore – e questa sembra essere la strada percorsa da Sogliano e Sartori – credo sia quella di cercare il giusto equilibrio tra esperienza e qualità, buttando magari un occhio ai giovani di casa nostra. Non bisogna pero dimenticare che l’esperienza bisogna pur farsela e quindi è compito in primis degli allenatori – e in questo caso Mandorlini e Sannino possono essere le persone giuste – motivare e dar fiducia ai propri ragazzi, i quali devono essere bravi a farsi trovare pronti per non veder sfumare l’occasione concessa.
Largo ai giovani quindi! Vale la pena di provarci..
Enrico Brigi
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