Magazine Cultura
Titolo paraculo per attirarmi la simpatia di qualche giovane autore prima di essere scaraventato nella fossa comune (le tombe, da sole, mi mettono tristezza). Se poi proprio giovane non è spero pure di guadagnarmi una infinita riconoscenza e una preghiera dopo la dipartita. Parlo dei giovani autori in fieri che si danno da fare ed offrono almeno qualcosa di interessante. Mica posso stare sempre attaccato alla gonna di Miss Marple o alle ghette di Poirot!
Parto da Alberto Custerlina che a vederlo in foto mi mette un po’ in apprensione. Dopo un inizio così e così (Mano Nera e umm’è garbato tanto) ti ha spiattellato Cul-de-sac, Dalai 2011, che segna un importante passo avanti soprattutto dal punto di vista della scrittura e della creazione dei personaggi. In primis Zeno Weber ottimamente costruito. Prima parte splendida, seconda da rifinire (ma per lui va bene così. E se va bene per lui…). Continuo con Marilù Oliva che piano piano è riuscita a tirar fuori un personaggio particolare, quell’Elisa Guerra, la Guerrera, (ultimo libro Fuego, elliot 2011) al di fuori dei canoni tradizionali in un mondo latino americano con le sue regole e i suoi modi di vita, di una attualità sconcertante alle prese con i problemi assillanti di ogni giorno. Prosa fresca e veloce, trama fragilina ma nessuno è perfetto. Di Antonio Bocchi ho letto la sua prima opera Blues in nero, Salani 2011. Siamo a Parma con il detective privato Bruno Lomax (caldo boia come da copione), giubbotto di pelle leggera, maglia nera, torace robusto, spalle larghe, folti capelli castani. Qui non è tanto il personaggio e la storia a colpire (sparizione di un amico, un marito morto che sembra riapparire) quanto il linguaggio. Scrittura agile, ritmata, singhiozzata, pimpireggiante (mio conio) con spunti di viva creatività, colori, odori, suoni, sapori, sensualità e amori della Bassa tra malvasia champagne e lambrusco, il Blues che scivola dentro gli animi e perfino sulla immensa superficie del Po. Matteo Strukul della banda delle barbabietole segaiole di Sugarpulp ha tirato fuori La ballata di Mila, edizioni e/o 2011, che ha ricevuto elogi spropositati e stroncature micidiali. Io stesso l’ho pizzicato ma questo non significa che il libro non abbia alcuni spunti interessanti tra cui proprio il personaggio Mila, una eroina fumettistica con un paio di testicoli niente male. Si passa dal nudo e crudo al delicato sentimentale, dal grottesco ironico per cadere un po’ nell’ingenuo. Una miscela stilistica piuttosto confusa e poco amalgamata, anche per qualcosa di pulp (bisogna pure saperlo scrivere questo benedetto pulp). Aspettiamolo alla prossima. Fra le femminucce al primo impatto scritturale (brutta ma mi è venuta così) mi ha colpito Il Divoratore di Lorenza Ghinelli, Newton Compton 2011. Storia di ragazzi che spariscono come succhiati dal “Divoratore” (vi lascio con la curiosità). Capitoli brevi, intensa penetrazione psicologica, sogni, allucinazioni, speranze, delusioni, frustrazioni dell’età adolescenziale, la cattiveria dei piccoli e la cattiveria dei grandi, lo sfascio della famiglia, la violenza verbale e quella fisica, l’incapacità della scuola a comprendere il disagio dei ragazzi, qualche spunto ironico che occhieggia fra nubi nere. E tanto basta. Doppia indagine di Marzia Musneci, Mondadori 2011. Investigatore privato Matteo Montesi che deve trovare due persone scomparse (tema attuale, a quanto pare). Fisico asciutto, capelli neri, occhi grigi, naso fracassato con la boxe, a fargli compagnia il gatto Eduardo bianco e nero dagli occhi verdi. Amicizia con il commissario di polizia Felice Santarelli e poi la solita “amicizia” con una discreta poliziotta che va a finire dove deve andare a finire (anche se con un po’ di fatica). Prosa veloce il giusto senza tante strombazzate, qualche spunto culturale, citazioni sul cinema, l’umorismo di fondo che a volte sembra girare un po’ su se stesso. Un lavoro piacevole e leggero. Senza esagerare, però, che non è così perfetto come qualcuno crede. Aggiungo Omar Di Monopoli di cui non ho letto ancora nulla (aspetto un libro dall’editore che non viene) ma se il buon dì si vede dal mattino, cioè da ciò che scrive e come scrive nel blog, allora la speranziella in un buon libro si fa più sicura. E insomma largo ai giovani!
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