Devo dire che credevo di essere una personcina sensibile (quello che provo per Gradine e Pollette è un po’ fuori serie), che si affeziona alle cose e alle persone.
Per dirvene una, ho i cassetti pieni di cose che non butto via perché le frequento o le ho frequentate da tempo, mucchi di cartoline e cataloghi di libri pescati nelle varie fiere, i dischetti del computer che ora solo i Pc della scuola me li potrebbero leggere, un sacchetto di mentine che ho preso per la SantaLucia dell’anno scorso e così via. Probabilmente, se avessi un fidanzato appiccicoso e che puzza di aglio non riuscirei a liberarmi agevolmente neppure di quello.
Eppure, tèl chì, ho lasciato Splinder sull’onda dell’al lupo al lupo, per poi scoprire che non solo avevo fatto bene, ma che di Splinder non me ne può interessare di meno.
Mi piaceva, il blogghetto che potevo cambiare, colorare, stravolgere, integrare, spupazzare come mi girava, solo che avessi capito come inserire qualche cavolo di codice html. Mi piaceva.
Ma ora? Ora vado su Splinder, ci mette dieci minuti ad aprirsi, provo con un commento, mi crescono due ragnatele sotto i polpastrelli delle dita, che poi devo pulire tutta la tastiera… e l’unica cosa che mi viene in mente di dire è: bon, impiccati, Splinder, annega pure, ché ormai io mi son presa una zattera di salvataggio.
Mi sento cattiva e felice al tempo stesso.
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