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Atto I scena seconda: In sala professori una mia collega, sorella di molte lotte per una scuola migliore, mi ferma esortandomi: "Stavolta devi andare a votare!!!"
Atto I scena terza: Incontro per la strada un mio vecchio amico, capo scout dei tempi andati, che salutandomi mi racconta: "Ho letto su internet qualcosa che hai scritto, ancora ti occupi delle stesse cose?!?!"
Sono tre momenti di vita quotidiana che m'interrogano e meritano una risposta e una riflessione scritta, sicuro che la rete conservi la memoria, anche dopo l'ultimo respiro esalato dal mio sgangherato laptop. Oggi come in quegli anni che ricordava l'amico scout il mio manifesto dell'impegno politico è il testo di Don Lorenzo Milani: "Lettera a Pipetta giovane comunista", per chi non la conosce il testo è qui: http://suitetti.blogspot.it/2007/10/lettera-pipetta.html
I priore di Barbiana, come nel suo stile, non susa molti giri di parole, bisogna bandire l'idea di potere, la politica non deve perseguire il fine di conquistare il potere. Il primo passaggio per farsi ammaliare dall' "immondizia della storia degli umani", è proprio quello di delegare, attraverso il voto, ad una persona o ad un partito, la propria forza, la propria libertà, i propri sogni. Anch'io da giovane ho militato in un movimento politico cittadino, faccio i conti con la mia storia, e in quel momento preciso, eravamo in piena guerra di mafia a Reggio Calabria, alla fine degli anni ottanta, quella mi sembrava la scelta più giusta. Non rinnego, ma ho sedimentato e tratto esperienza da quella stagione; nessuno dei grandi cambiamenti della storia è passato attraverso le urne. Senza scomodare le grandi rivoluzioni, basti pensare ai diritti dei lavoratori, al cambiamento della scuola, ai diritti delle minoranze, alla lotta contro la segregazione razziale, alle lotte contro il nucleare o nessuna di queste conquiste è arrivata tramite le elezioni, ma solo attraverso una mobilitazione popolare, diffusa e radicata, fuori dalle istituzioni e dai governi. Pensate se Gandhi, Nelson Mandela o Martin Luther King avessero dovuto aspettare le urne.....tra l'altro tutte lotte saccheggiate in Europa dai partiti riformisti e legati alle sole vicende parlamentari. Molti cittadini pensano che il voto sia un diritto, oltre che un dovere, e che votando hanno compiuto un atto politico, salvo poi attendere cinque anni con le mani in mano che gli eletti cambino la loro vita, la società, il mondo. Credo diversamente che la politica sia quella che si fa tutti i giorni; sul posto di lavoro, in famiglia, nelle scelte quotidiane dobbiamo praticare e vivere il cambiamento, a partire da se e dalle relazioni che instauriamo con gli altri. Forse non ce ne accorgiamo ma dopo le elezioni, i conflitti nella società permangono e noi spesso rimaniamo ignari e inerti attendendo la prossima tornata messianica.
Mi dispiace anche questa volta: "non soffocherò i miei sogni e le mie lotte nell'urna elettorale"!
Del resto conosco già l'esistenza di una società più giusta, sentite cosa dice Jack Nicholson:
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