Dopo aver lavorato con il produttore Richard Formby (Wild Beasts, Spaceman 3, Ghostpoet) sul precedente Your Heart, It Carries The Sound, nel corso del 2013 i Last Harbour hanno maturato la decisione di costruire uno studio privato. Caul è il prodotto di un anno trascorso a testare arrangiamenti inediti, che fanno da tessuto su cui si posa la voce profonda di Kev Craig. Le nuove composizioni sono soffici e delicate, scandite dagli interventi di piano eseguiti da Gina Murphy e accompagnate dagli quelli di chitarra offerti da James Youngjohns e David Armes. Al disco collaborano numerosi musicisti, che donano a “Horse Without A Rider” quel tratto sperimentale caratteristico delle pubblicazioni Gizeh: ecco così fare la loro parte il violino di Sarah Kemp (Brave Timbers) e il clarinetto di Claire Brentnall (Shield Patterns), nonché i cori di Anna Zweck e Tammy Hermann, essenziali nell’infondere calore a “The Pressure”, a sua volta caratterizzata da una sottile malinconia che riporta alla mente il paesaggio urbano di Manchester. “The Promise” si discosta dal resto per la lunga introduzione di matrice drone e per il dialogo vocale su cui è retta l’evocativa sezione centrale, epilogo di un album tendenzialmente omogeneo e ben calibrato.
Tracklist
01. Feint
02. Fracture/Fragment
03. Guitar Neck
04. Before The Ritual
05. Horse Without A Rider
06. The Deal
07. The Pressure
08. The Promise
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