Laura Costantini e Loredana Falcone
a cura di Iannozzi Giuseppe
No, nessuna delle due è mai stata in Palestina. Perché? Perché nessuna delle due ha soldi a sufficienza per visitare tutti i posti del mondo nei quali vale la pena andare. Per scrivere questo romanzo ci è stata data una scadenza precisa e tutto quello che abbiamo potuto fare è stato documentarci, parlare con persone che lì hanno vissuto, che hanno conosciuto di persona Arafat, che erano con lui durante quell’assedio.
Scrivere su commissione non è facile, e infatti non ripeteremo l’esperienza, dalla nostra abbiamo avuto la completa libertà di esprimerci dato che il soggetto che ci avevano proposto era piuttosto scarno. Del resto alla fine, la fine l’abbiamo cambiata con un’altra che a nostro parere era più probabile, più bella, più giusta.
2. E se non ci siete mai state in Terra Santa, a vostro giudizio è possibile scriverne in maniera corretta, basandosi esclusivamente su delle fonti di seconda mano?
Siamo del parere che lo studio approfondito possa dare una grossissima mano. Nessuno nega che sarebbe stato meglio andarci ma… vedi punto uno.
3. Avete conosciuto Rachel Corrie, come? dopo la sua tragica morte o quando ancora in vita si adoperava per il “cessate il fuoco”? Voi, se foste chiamate in causa, rischiereste la vostra vita per tentare di portare alla luce la verità, per salvare delle vite umane? E credete nella non-violenza come mezzo per fermare le pallottole?
Di Rachel Corrie sapevamo a causa della sua tragica morte. Durante il lavoro di documentazione svolto, siamo incappate nelle sue e-mail da Gaza e siamo rimaste folgorate dalla semplicità con cui descriveva quegli ambienti, quelle situazioni, quei drammi. Riguardo al seguire il suo esempio… Come si fa a dirlo così, standosene comodamente sedute davanti ad un computer? Possiamo pensare che, vista la passione con cui abbiamo tutte e due studiato la storia della nostra Resistenza, si, saremmo pronte a lottare per degli ideali.
4. Un personaggio femminile contro l’ingiustizia imperante ne “La guerra dei sordi”: come mai? Solo per calarvi meglio nel personaggio, o siete piuttosto dell’opinione che una donna sia maggiormente portata alla pace là dove non c’è?
La seconda che hai detto. Abbiamo fiducia nel fatto che le donne saprebbero essere più ragionevoli, o forse è solo una bella speranza.
5. Se si scrive di guerra, bisogna sapere quali armi ci sono, o potrebbero esserci in un determinato paese, e poi anche come queste funzionano; allora perché in una scena de “La guerra dei sordi” scrivete, “[...] Il fascio di luce dell’Apache la investì, come un occhio di bue sul palcoscenico, e lei fu costretta a ripararsi gli occhi mentre il vento dei rotori la investiva. Non ebbe bisogno di vedere il soldato che si sporgeva dalla sua parte prendendola di mira…”, quando il modello d’elicottero Apache non ha armi brandeggiabili a mano dal finestrino?
Riguardo l’Apache, ebbene si, abbiamo sbagliato. Ma non devi dimenticare i tempi stretti necessari per realizzare il romanzo. Staremo più attente e ringraziamo ancora Mario Bianco. per la segnalazione. Purtroppo la stampa è stata fatta, altrimenti avremmo provveduto alla necessaria correzione.
Però siamo anche convinte che non sia il modello di elicottero citato a cambiare il valore della scena in questione, no?