Come sarebbe a dire? Laurent Gbagbo ha perso le elezioni (dichiarate valide da 800 osservatori di ogni paese del mondo e da una commissione elettorale indipendente) ma si è rifiutato di riconoscere la sconfitta. Non ha ascoltato le esortazioni dell’ONU a togliersi dai piedi. Ha ignorato le sanzioni, le suppliche, le minacce e si è puerilmente attaccato al potere, precipitando il suo paese in una sanguinosa guerra civile. Ha cercato di confondere le carte dicendo che si voleva imporre alla Costa d’Avorio un presidente voluto dagli stranieri. La sua TV ha diffuso messaggi xenofobi e con la scusa del patriottismo ha incitato il popolo alla violenza contro i sostenitori di Ouattara., descrivendoli come assassini, stupratori e saccheggiatori. I suoi scagnozzi hanno perfino sparato su un gruppo di donne che manifestavano pacificamente, uccidendone 10. Si è attaccato al potere mentre Ouattara conquistava tutto il paese, è rimasto attaccato mentre l’esercito del legittiimo presidente circondava Abidjan, non lo ha mollato mentre i suoi generali si arrendevano e i militari avversari circondavano la sua casa. “Si chiuderà nel cesso e continuerà a dire che è il presidente”, ho detto per scherzo a mia moglie, ma è praticamente quello che ha fatto. Si è chiuso in cantina e ieri sera ha rilasciato un’intervista in diretta a LCI, una TV francese: “Sono il legittimo presidente e non ho nessuna intenzione di andarmene.”
Farebbe ridere se non ci fossero di mezzo migliaia di morti. Altro che andarsene in un esilio dorato o restare nel suo paese come un pensionato di lusso, questa canaglia irresponsabile merita come minimo un ergastolo per ciascuna delle sue vittime. O nel caso che venga dichiarato infermo di mente, il manicomio criminale.
Dragor