Riporto di seguito breve recensione sull’Odissea, scritta (la recensione) per aNobii.
L’Odissea è un testo di uno splendore unico. Comprendo ora come molti se e siano innamorati. Il suo testo è poetico già nella traduzione e non riesco neppure ad immaginare quanto lo sia decantato in lingua originale.
Mi sono però chiesta cosa fa delle avventure di Odisseo un qualcosa di così speciale: in fondo i viaggi, le battaglie contro i cattivi, i mostri, l’ignoto da conquistare, le donne fascinose sono tematiche comuni a tutta la nostra produzione narrativa e mitologica legata all’avventura.
E non credo che il successo dell’Odissea stia nella sua antichità.
No: il suo fascino risiede nel punto di vista narrativo, nel cuore dell’autore che ha letto gli eventi (e li ha narrati) da un’angolazione del tutto originale, del tutto “umana”.
Odisseo vive un’altra epoca ma è terribilmente uomo: tanto forte, bello, virile capace di trovare sempre risorse per raggiungere i suoi obbiettivi, quanto fragile, dubbioso, talvolta spaventato.
Odisseo è l’essenza dell’archetipo maschile che oggi si incarna solo nei redivivi super-eroi della Marvel: a grandi poteri seguono grandi responsabilità. E lui se le assume tutte.
Ma non è solo la personalità forte di Odisseo a rendere così ricca la narrativa: è il contesto.
Ci si sente subito immersi in un mondo che sta vivendo il confronto forte fra due culture, fra popoli diversi. I biondi danai con i loro tumuli funerari, coi riti di sgozzamento dei verri o dei tori annaffiati di buon vino per placare gli dei (e lo stomaco), con la loro patriarcale struttura sociale sono ancora costretti a convivere con popolazioni a loro diverse: preelleniche, probabilmente pre-indoeuropee e magari anche matristiche o matriarcali di cui le donne libere e potenti come Circe, le Sirene o Calipso sono gli ultimi baluardi.
Un confronto fra culture nel quale l’onore da far rispettare, l’onta da lavare col sangue segna tutta l’opera.
Quell’uso di “lavare col sangue” che ancora Shakespeare ricordava nel suo Amleto, uso che ancora oggi riecheggia nelle politiche mondiali che hanno il loro punto di sfogo sempre nel Mediterraneo e nel vicino Medio Oriente.
Solo che oggi l’uomo, l’Ulisse, ha scordato la sua umana grandezza.