Credo che una parte del problema degli italiani stia qui, nelle parole di Cesare Pavese: “Lavorare Stanca”, che si riferiscono oggi, per me, a gruppi di persone a cui fa fatica aggiornarsi sulle nuove competenze necessarie nel mondo del lavoro contemporaneo, ossia il digitale, le risorse online, la mentalità aperta e la voglia di lavorare insieme (senza fregare).
Non solo, ci vuole anche una buona dose di “Disciplina”, sempre una poesia di Pavese, per accettare il cambiamento e fare le cose, e chiaramente, in una società condotta dal seduttivo marketing dell’intrattenimento, disciplina è una parola difficile.
Ho scritto recentemente un’analisi sul libro di Giuliano da Empoli “Contro gli Specialisti (link), dove pur essendo d’accordo con l’autore sull’ “illusione di validità” degli specialisti, “ignoranti istruiti” ed asserragliati dietro le barricate delle loro identità istituzionali ed organizzative, pur concordando su un necessario affrancamento dalle barriere delle discipline accademiche, penso che l’unione degli specialisti e il lavoro di gruppo siano elementi necessari per superare positivamente quest’impasse storica.
E per andare oltre quello che da Empoli chiama “ l’effetto catastrofico del pensiero a compartimenti stagni”.
Per questo serve un’evoluzione della mentalità e un’accettazione, da parte di chi sta in posti chiave, di collaborare con chi propone cose nuove, come hanno detto in molti a Firenze sul palco di “Manifatture – Il Festival dell’Intelligenza Collettiva” dei Giovani Imprenditori di CNA Next: racconto del 8 novembre qui e racconto del 9 Novembre qui.
Perché oggi non è più il tempo dei solisti, degli individualisti: “oggi l’isolamento fa morire”, sottolinea Emma Bonino, ospite molto motivante di Manifatture “la conoscenza va condivisa e bisogna fare networking”.
Da soli? “Io da sola vado solo a funghi”, dice il Ministro degli Esteri.
In qualche modo i giovani di CNA, condotti da Andrea Di Benedetto, hanno puntato il dito sul fatto che c’è una realtà Italiana giovane e imprenditrice che fa, che ha voglia di fare, con tutti i nuovi strumenti, anche digitali, possibili e una realtà, che ha portato l’Italia nella confusione in cui è, che adesso addita, chiacchiera, sposta sempre i problemi su altri, e fondamentalmente forse, ora, è stanca di lavorare. Perché lavorare oggi significa sicuramente apprendere cose nuove.
E cosi in molti dibattiti, anche politici, si tendono a spostare problemi sociali attuali verso l’inadeguatezza del sistema scolastico. Molta della “cultura” che spesso si sente dire che manca o non c’è, è un problema, secondo alcuni, che va risolto nella scuola.
Personalmente, vedo questa tendenza come una volontà di rimozione del problema in un tempo e dimensione (la scuola) nel quale non sono coinvolti gli adulti, specie quelli che sono oggi i colli di bottiglia attraverso i quali l’Italia giovane non passa.
Credo che il problema posto dalla crisi sia una sfida seria al modo di lavorare, rendendo necessarie l’acquisizione di nuove competenze, di relazione con quello che fanno gli altri. Se quindi, il tablet nelle scuole è una buona idea, ottima sarebbe quella di istruire anche gli adulti: ad usare le email, a non aver paura di internet, a fidarsi dei social media, a confrontarsi su quello che non sanno, a chiedere consiglio al collega, ad aggiornarsi senza vergognarsi su come si usano i nuovi strumenti, a parlare di quello che sanno, a condividerlo con gli altri.
Certo per aprirsi a questo nuovo modo di lavorare, e di fare l’Italia, bisogna avere voglia di fare, di lavorare, di aprirsi e di condividere.
E di avere disciplina.
Quella di cui Pavese parla cosi:
“I lavori cominciano all’alba. Ma noi cominciamo
un po prima dell’alba a incontrare noi stessi nella gente che va per strada. Ciascuno ricorda
di esser solo e di aver sonno, scoprendo passanti
radi – ognuno trasogna fra sé,
tanto sa che nell’alba spalancherà gli occhi.
Quando viene il mattino ci trova stupiti
a fissare il lavoro che adesso comincia.
Ma non siamo più soli e nessuno più ha sonno
e pensiamo con calma i pensieri del giorno
fino a dare in sorrisi. Nel sole che torna
siamo tutti convinti. Ma a volte un pensiero
meno chiaro -un sogghigno – ci coglie all’improvviso
e torniamo a guardare come prime del sole.
la città chiara assiste ai lavori e ai sogghigni.
Nulla può disturbare il mattino. Ogni cosa
può accadere e ci basta di alzare la testa
dal lavoro a guardare. Ragazzi scappati
che non fanno ancor nulla, camminano in strada
e qualcuno anche corre. Le foglie dei viali
gettan ombre per strada e non manca che l’erba,
tra le case che assistono immobili. Tanti
sulla riva del fiume si spogliano al sole.
la città ci permette di alzare la testa
a pensarci, e sa bene che poi la chiniamo”.
Disciplina, voglia di fare, voglia di lavorare, di cui indicano la strada molti artigiani, in diversi campi d’impresa.
In cui ci sono anche, come ha detto a Manifatture Vittorio Alfieri, Direttore di Linkiesta, gli artigiani delle notizie.
© Melissa Pignatelli
Testo citato: Cesare Pavese, Disciplina, scritto nel 1934, in Lavorare Stanca, Giulio Einaudi Editore, 1998
Fotografia dell’evento “Manifatture” di CNA Next a Firenze il 8-9 Novembre 2013 al Teatro della Pergola.
L’infografica su “Giovani, Artigianato, Imprese” qui.