I lavoratori che beneficiano di alcuni diritti sono definiti oggi “garantiti” e contrapposti con violenza ideologica ai disoccupati e ai precari, come se fosse un privilegio uno stipendio decoroso, le ferie e la malattia pagate, la pensione, la liquidazione, in modo da poter vivere e sostenere la famiglia (il problema della famiglia è anche questo, parte da qui, dal procurarsi il pane, se no le sentinelle non stanno in piedi).
Garantiti come se vivessero nel lusso. Tutelati dai sindacati che potrebbero persino evitare un licenziamento senza giusta causa.
Il lavoro è un privilegio: consente di nutrirsi di cibi di altissima qualità. Chi lavora può anche ricevere la grazia dello sfratto e del martirio.
Il lavoratore passa più tempo con persone che potrebbe desiderare di non aver nemmeno conosciuto, che con i propri amici e familiari. Lavora per guadagnarsi da vivere: con lo stipendio paga la casa dove dorme tra una giornata di lavoro e l’altra, paga l’automobile per recarsi in azienda, si nutre per avere le forze per produrre, si distrae e si diverte per poi tornare a produrre efficacemente. La forza lavoro va restaurata quando è stanca, logora, depressa.
Il calendario, le ore sono segnate dai ritmi della produzione. I trasporti spostano la forza lavoro nei luoghi opportuni trattandoli come si meritano perché costano troppo. L’apprendimento, le conoscenze acquisite sono funzionali alla produzione di beni o servizi da vendere.
Attività che possono ben appassionare, accrescere le conoscenze, quando possibile esaltare la creatività, l’abilità. E’ un circolo, la “gabbia di ferro”. Il lavoro produce il lavoratore (già pretrattato dalla scuola, formato appositamente, confezionato per il mercato del lavoro). L’uomo è fabbricato, educato, istruito per lavorare.
I garantiti trattati con disgusto dai grandi innovatori che desiderano tanto i licenziamenti senza giusta causa si trovano in questa condizione: oggetti, pedine. Esseri umani formattati apposta per lavorare. Il sistema che li ha voluti così ora li disprezza: hanno troppi diritti, costano troppo, devono adattarsi. I sindacati poi che li difendono vanno disprezzati.
E’ la solita vecchia storia. Il film “L’albero degli zoccoli” racconta un San Martino. Il governo Renzi celebrerà il San Martino con gioia immensa.