Lavori in corso nel Popolo della Libertà per le Primarie

Creato il 25 giugno 2012 da Yleniacitino @yleniacitino

primarie pd vignetta

da ragionpolitica.it

Fervono i lavori nei cantieri del Popolo della Libertà per scegliere il metodo migliore con cui svolgere le primarie. Dopo che lo scorso ufficio di presidenza ha stabilito in modo irrevocabile il principio secondo cui il leader del principale partito di centro-destra (e della sua eventuale coalizione) verrà scelto in modo plebiscitario, adesso l’urna è aperta in attesa di ricevere il suo regolamento. Gli addetti ai lavori guardano ai modelli americano, britannico, francese, ma anche al Pd, che delle primarie ne aveva fatto una bandiera di democrazia. Salvo poi scoprire che, per ogni tornata elettorale, Unione prima e Partito Democratico poi, hanno cambiato di volta in volta le regole, magari per favorire il prescelto di turno.

Le primarie muteranno completamente volto al partito. «Si passa dal partito carismatico al partito contendibile, come le imprese che accettano il rischio di subire scalate» ha detto oggi l’ex ministro Renato Brunetta alla platea del seminario di Free Foundation. Contendibilità, dunque, come sinonimo di democrazia, perché tutti possono aspirare a scalare la vetta di un partito. Ma l’effetto primarie è anche un altro.

L’apertura e la trasparenza dei vertici farà sì che qualsiasi decisione presa da qui alle prossime settimane, sarà un punto importante su cui faranno leva tutti i possibili aspiranti candidati alla leadership. Potrebbe esserci chi, non condividendo una certa linea, non solo non la voterà in Parlamento ma, quando si terrà il congresso per le primarie, porterà l’argomento come biglietto da visita per attrarre gli elettori che la pensano come lui. Nei prossimi giorni, dunque, qualsiasi mossa dei big può essere valutata nell’ottica del termometro primarie. Saranno i numeri a sciogliere il nodo gordiano.

Tutto dipenderà dalle regole scelte, le regole di un grande gioco democratico. Qualche anticipazione? Il dilemma è fra maggioritario a turno unico, ballottaggio a doppio turno o voto alternativo traslato. Il primo è semplicissimo e lo conosciamo tutti: first past the post, per cui chi ottiene più voti vince. Il secondo lo abbiamo testato sulla nostra pelle in occasione dell’elezione diretta dei sindaci. Metodo valido anche se c’è sempre una perdita di voti in occasione del secondo turno (eventuale) di votazione. Il terzo potrebbe essere un’interessante novità mutuata dai partiti dell’area di common law: chi vota può indicare più nomi in ordine di preferenza e se il più votato non raggiunge il 50% più uno, si guardano i voti totalizzati nelle preferenze successive, e così via finché non si ottiene un vincitore assoluto. Oltre a questo, ci sarà un altro nodo da risolvere: primarie aperte o chiuse. Il Pd in passato le ha fatte aperte, chiedendo un contributo di un euro.

In America bisogna registrarsi alle primarie di questo o quel partito. Ma lì sono una cosa diversa. Si svolgono in un giorno unico per tutti i partiti, quindi l’elettore è costretto a schierarsi. Le primarie vere, infatti, funzionano se tutti le adottano. L’autoregolamentazione dei partiti più virtuosi è un primo passo. Ma il futuro dovrebbe essere una legge che le disciplini una volta per tutte, rendendole obbligatorie. Senza primarie-farsa, con regoline fabbricate ad hoc.

Ylenia Citino


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