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Lavoro autonomo: parte lo Statuto

Creato il 29 gennaio 2016 da Propostalavoro @propostalavoro

Meeting_in_Yokneam_-How_to_Win_Contracts_and_Influence_Clients-_04L'Italia non è stato, negli ultimi anni, un Paese per lavoratori autonomi: pressing asfissiante dell'Agenzia delle Entrate, calo delle commesse e dei fatturati, precariato (eh sì, le false partite iva non sono un mito) e totale inesistenza di qualunque forma di tutela.

Con l'ultima Legge di Stabilità, il Governa sembrava intenzionato a porre rimedio a questi problemi, introducendo, come vi avevamo già informati, qualche tempo fa, uno Statuto dei Lavoratori Autonomi.

Ecco, quindi, comparire, ieri in Consiglio dei Ministri, il disegno di legge che raccoglie le norme, che cercano di regolarizzare un settore, da sempre caratterizzato da anarchia e da pratiche tutt'altro che pulite, come, dicevamo, le false partite iva, dietro cui si nascondevano contratti da lavoro dipendente, precarizzati al massimo e senza regole.

Insomma, un'iniziativa lodevole, in cui, però, non è tutto rose e fiori: rispetto al testo circolato in autunno, infatti, vi sono stati dei tentativi di modifica di alcuni passaggi cruciali ed allo stesso tempo, da più parti, si chiedeva un rafforzamento di altre norme, apparse piuttosto timide, rispetto alle reali necessità.

Tutte problematiche che rischiavano di annacquare il progetto, suscitando le polemiche di molti, a cominciare da ACTA, l'associazione dei lavoratori freelance, ovvero degli autonomi non iscritti ad albi professionali. Nei giorni scorsi, infatti, l'associazione aveva fatto partire una campagna in rete, con l'hastag #Noncigarba, in segno di protesta, proprio contro le variazioni prospettate nel nuovo testo.

La prima delle modifiche contestate riguarda i termini di pagamento: nella bozza originaria, era previsto che il committente dovesse pagare, al professionista, la fattura entro 60 giorni. Nei giorni scorsi, invece, era circolata l'intenzione di spostare il termine a 90 giorni, mentre nella bozza, presentata ieri, forse grazie alle proteste, è ricomparso il limite di 60.

Fonte di perplessità, sempre secondo ACTA, è anche il passaggio che prevede la deducibilità, al 100% dei corsi di formazione professionali, ma solo se sostenuti presso "organismi accreditati": in questo caso, infatti, si limiterebbe la libertà di scelta del lavoratore di rivolgersi ad altri enti, anche non accreditati, per perfezionare ed accrescere le proprie competenze.

Altro tema caldo, è quello riguardate la malattia: nel progetto, presentato dal Consiglio dei Ministri, è infatti, prevista la "sospensione, senza diritto al corrispettivo, del rapporto di lavoro dei lavoratori autonomi che prestano la loro attività in via continuativa per il committente in caso di gravidanza, malattia e infortunio, per un periodo non superiore a 150 giorni per anno solare, e la sospensione del versamento dei contributi previdenziali e dei premi assicurativi per l’intera durata della malattia e dell’infortunio fino ad un massimo di 2 anni, in caso di malattia e infortunio di gravità tale da impedire lo svolgimento dell’attività lavorativa per oltre 60 giorni".

Il riconoscimento della malattia è, sicuramente, una grande conquista per il popolo delle partite iva, peccato che il Governo sembrava intenzionato a non tenere in gran conto i casi più gravi, come, ad esempio, quello di Daniela Fregosi, lavoratrice autonoma che si è trovata a combattere contro il cancro (altro che 60 giorni!) e che ha fatto della tutela degli autonomi in malattia il suo cavallo di battaglia, lanciando una petizione che, ad oggi, conta circa 100 mila adesioni.

Di Daniela, era stata ripresa, in parte, l'iniziativa, grazie alla quale, nella bozza vista in autunno, era previsto che "i periodi di malattia certificata come conseguente a trattamenti terapeutici di malattie oncologiche, sono equiparati alla degenza ospedaliera". Il comma aveva rischiato di scomparire, limitando le tutele ai soli casi di malattie non particolarmente gravi, ma, fortunatamente, così non è stato.

Insomma, sembra che le rimostranze dei diretti interessati siano servite, almeno in parte, ad evitare che il testo subisse delle modifiche, in senso peggiorativo.

Ora, la palla passa al Parlamento, che dovrà analizzare ed eventualmente, emendare – speriamo in meglio – il disegno di legge governativo. Essendo parte della Legge di Stabilità, questa sorta di Jobs Act degli autonomi potrà godere di una corsia preferenzaile, nell'iter parlamentare: di conseguenza, ci saranno, sicuramente, delle novità nei prossimi mesi.

Danilo


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