Lavoro di squadra.

Da Suster
Mimi innalza torri altissime. Rania le butta giù.
Mimi edifica fantasmagorici castelli pericolanti di architravi sospesi nel vuoto, sovraccarichi di cuspidi, ridondanti di guglie e trifore.
Rania li rade al suolo. E disperde i pezzi.
Mimi apparecchia luculliane colazioni sull'erba ipotetica del pavimento di piastrelle; dispone piatti, imbandisce tovaglie, distribuisce porzioni, allestisce coreografie di portate.
Rania agguanta e arraffa, porta tutto alla bocca, sbava e si sdraia nel bel mezzo del pic-nic, portando devastazione e carestia.
Mimi organizza raduni principeschi di personaggi di fiaba, inventa storie, mette in piedi dialoghi, promuove eventi, divulga proclami a tutte le fanciulle del regno.
Rania si presenta non invitata al ballo del re seminando il panico tra i presenti, rapisce Cenerentola e stende Biancaneve con un rovescio. Morti e feriti.
Mimi plasma forme di plastilina fatta in casa, decora torte al pistacchio con cigliegie e gemme preziose, srotola  con impegno serpentini e bruchetti e intaglia eserciti di pesciolini.
Rania dà manate sul banco da lavoro, schiaccia e punisce, fa palle di bruchetti e frittelle di pesciolini, divora manciate di didò e si rigurgita poltiglie colorate sul pigiama.
Mimi raccoglie fiori e foglie da prati e giardini, confeziona graziosi mazzolini e composizioni vegetali che distribuisce nei più svariati angoli della casa, assembla bouquet nei vasetti vuoti dei liofilizzati, dispensa cure e ammirazione a tutti.
Rania rovescia vasi, ciancica fiori, fa coriandoli di foglie, accartoccia rose, spampana margherite, dissemina petali, assaggia tutto e si strozza con gli steli.
Mimi riempie fogli e fogli di carta disegnando palloncini e cuori, sceglie con cura gli accostamenti cromatici, le tinte color dell'alba per sontuosi abiti da ballo, riempie con attenzione gli spazi bianchi, impiega intere mezz'ore a rifinire i particolari, riversa sapienza pittorica in pagine e pagine di album da colorare.
Rania afferra manciate di matite e se le infila in gola, cola bave bluastre, raschia i pastelli a cera con l'unico dente in suo possesso, straccia disegni, scompagina album, mastica carta.
Mimi accudisce con amore bambole e pupazzi di peluche, fa partorire Biancaneve Grande, mette a letto Puffetta, porta all'ospedale l'elefante, prepara la colazione per tutti e li schiera seduti con pazienza in composta formazione davanti al desco.
Rania atterra Cicciottella, fa una mossa di wrestling a Cappuccetto Verde, ciuccia una zampa a Panna, attanaglia Nonno per la coda e lo sbatte ripetutamente al pavimento.
Mimi strappa i suoi giochi di mano alla sorella, si arrabbia, le urla in faccia: "Noooooo! Brutta piccolaccia! Lascia i miei giochi! Non puoi giocare con me!"
Rania le ride in faccia, si diverte ancora di più, scalcia e si sganascia.
Ma quando Rania si sveglia dai suoi sonnellini sola nella camera vuota e inizia a chiamare soccorso a gran voce, Mimi salta su e dice: "Si è svegliata Rania, mamma! Aspetta, vado io da lei."
Quando Mimi in un eccesso di rabbia dà una spinta a Rania, lei sbatte la testa e piange, o quando le infligge un doloroso morso sulla mano causando accessi di pianto e intervento materno, anche Mimi piange, e non certo per la sgridata ricevuta, quanto per la consapevolezza del dolore causato.
Quando ai giardini un bambino toglie un gioco di mano a Rania, Mimi interviene e ripristina lo status quo ("No! E' di Rania! Brutto bambinaccio!")
Quando gli amici del padre reiterano il sadico scherzo di volersi portare via la sorella, Mimi corre da me coi lucciconi agli occhi dicendo: "Mamma, Tizio vuole portarsi via Rania. Glie lo dici che è la mia sorellina?"
Quando mamma prepara la cena ed esasperata dalle continue richieste della piccola che vuol stare in braccio se ne esce con frasi tipo: "Rania, sei una gran rompipalle! Non puoi stare un pochino giù?", Mimi rimprovera: "No, mamma, è piccola lei, non è una rompipalle. Ha bisogno di affetto!".
La mamma riflette sulla natura umana:
  1. concediamo solo a noi stessi il dileggio di ciò che ci appartiene, ma nessuno parli male della nostra città/del nostro Paese/di un nostro familiare; pagherà col sangue.
  2. la soddisfazione per ciò che facciamo non è mai tanto grande come quando corriamo il rischio che qualcuno o qualcosa lo disfi o intervenga in maniera rovinosa sulla nostra opera.
  3. occorre che laddove qualcuno edifica, qualcun altro destrutturi, perché si possa tornare a strutturare di nuovo e meglio.
  4. Ma soprattutto: per quanto ci convinciamo che si stia meglio soli che mal accompagnati, che chi fa da sé fa per tre e della legittimità sacrosanta del voler essere lasciati in pace a pensare ai fatti nostri, malgrado ciò, noi di una sorella più piccola che spacca tutto non riusciamo proprio a fare a meno.





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