Chi armeggia con i fili che decidono le sorti dei burattini probabilmente non è mai stato disoccupato,
non sa cosa vuol dire non disporre di nulla, nemmeno della speranza; essi non rischiano di perdere il posto di lavoro e di provare la disperazione, tutt’al più possono cambiare postazione, ma le poltrone di comando son sempre ampie, comode, girevoli e all’occorrenza diventano anche estensibili per permettere il relax ai grandi lavoratori stanchi.
In una società un po’ schizoide come la nostra dove la realtà scomoda tende ad essere negata con l’ausilio di tutti, si continua ad ostentare una finta normalità, una finta civiltà ed umanità, visto che le molte persone povere e disagiate che portano sul corpo e sul volto i segni della loro condizione subiscono una ghettizzazione sociale: vengono evitate, emarginate o semplicemente non citate come fossero contagiose o colpevoli della loro condizione economica.
Eppure ogni povero è una persona a pieno titolo e in quanto tale dotato di un cuore, una mente e una propria dignità. I disagi, le privazioni, le umiliazioni, gli stenti e la flebile speranza dei giorni lunghi e severi sottoscritti dal cinismo e l’indifferenza di tutti, a lungo andare, possono dar luogo nella mente, forse per istinto di sopravvivenza, ad una sorta di incapsulamento delle facoltà mentali più elevate quelle che riguardano la coscienza civile e la moralità, poiché corpo e mente affamati inducono lo stato di disperazione e di rabbia dove l’unica cosa che conta è: sopravvivere. A mali estremi, estremi rimedi.
Il disagiato- disperato come un automa ha un’unica idea nella mente: metter fine ai disagi e agli stenti e alla disperazione. Quando ormai spropriato di ogni freno inibitorio e disponendo solo di se stesso/a è pronto a tutto anche a prostituirsi vendendo il proprio corpo ed a spogliarsi di ogni ricchezza morale. Sottolineiamo, a tale proposito, come ogni giorno ad esempio nei grandi magazzini, nei supermercati o altri ambienti pubblici si registrano centinaia di furti di piccoli beni ad opera di persone insospettabili, persone pronte a mortificarsi per appropriarsi di piccole cose ad essi vietate: un indumentino per se o per i propri figli, una confezione di generi alimentari da mettere sul tavolo la sera, un giochino per i propri bambini; contemporaneamente si assiste ad una casistica non documentata di uomini, donne, adolescenti che vendono il proprio corpo per evitare l’imbarbonimento della propria famiglia, nonché mamme costrette a pagare in natura i propri conti o servizi vari.
I delegati grandi esperti, seduti su quelle poltrone girevoli, dovrebbero conoscere l’iter di certi fenomeni sociali e di certi drammi, poiché, per loro stessa energica ammissione, il loro compito è fare il bene comune.
Dott.ssa Elisabetta Vellone