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Lavoro in Italia: che effetto ha avuto il Jobs Act? Parola ai numeri

Creato il 11 novembre 2015 da Propostalavoro @propostalavoro

CTd7Q9dWcAEfUeNCome va il Jobs Act, cara Italia? Bene! Male! Non si sa ancora! L'effetto del Jobs Act sull'occupazione in Italia si legge dai dati che due istituti italiani, INPS e ISTAT, hanno comunicato negli ultimi giorni. Il primo, l'Istituto per la Previdenza Sociale di Tito Boeri, nelle ultime ore ha dichiarato che sono 703.890 le nuove assunzioni e 202.154 le trasformazioni di contratti a termine che dall'inizio dell'anno 2015 hanno goduto dello sgravio contributivo della legge di Stabilità 2015. Tutto scritto nel Report gennaio-settembre dell'Osservatorio sul precariato. Lo sgravio di cui si parla dura tre anni e vale solo per le assunzioni di lavoro subordinato a tempo indeterminato. E fu il primo passo. Poi è stata la volta delle tutele crescenti, un altro cavallo di battaglia del Jobs Act. Quelle sono arrivate a marzo, tre mesi dopo l'arrivo CTd7QvpWsAA39PN (1)degli sgravi. Cosa è successo al lavoro italiano, in questi mesi? Calante da gennaio a marzo, ma poi in crescita. Occhio al grafico: da gennaio a marzo la linea degli occupati (numero di persone, lavoratori autonomi e in nero compresi, che rispondono "sì" alla domanda: «hai svolto almeno un'ora di attività lavorativa retribuita, settimana scorsa?») è piatta leggermente tendente verso il basso. Da marzo in poi, invece, schizza in alto con un balzo da leone. Volete i dettagli? Trovate tutto in questo link.

Ma perché parliamo di numeri? Abbiamo già affrontato l'argomento (trovate qui l'articolo) e ricordato che il numero dei lavoratori non deve mettere in ombra la qualità del lavoro. Ora però bisogna capire cosa è successo e per dirlo servono dati oggettivi, che non mentono, ma vanno capiti. INPS parla di quasi un milione di contratti attivati con sgravi contributivi – sommati a quelli senza sgravi, saliamo a 1,7 milioni - ma, da gennaio 2015, noi vediamo che lavorano "solo" 187.000 persone in più dell'anno scorso. Quanti contratti sono stati cessati, nel frattempo? La risposta dell'INPS: 1,2 milioni, per un saldo positivo di 469.393 rapporti di lavoro in più. Ma i conti ancora non tornano. ISTAT utilizza stime, ma la differenza qui è davvero troppa. Viene da chiedersi quanto durino questi contratti a termine. O se le persone stiano iniziando a cumulare part time su part time. Aspettiamo altri dati per avere più certezze.

Intanto rimangono alcune considerazioni. Sono state le tutele crescenti a convincere le imprese ad assumere. Forse ora che i "fannulloni", che (vedi Caso Sanremo) purtroppo non sono un'invenzione della stampa, possono essere mandati via più facilmente, si ha meno paura ad aumentare la forza lavoro. O forse, come fanno notare il professor Tiraboschi ed il collega di ADAPT Seghezzi su formiche.net, anche i dati dell'aumento dell'occupazione andrebbero ridimensionati. Soprattutto pensando a quanto è costato – e sperando che ogni eruro speso sia andato dove doveva andare. Ricordiamo che le tutele crescenti e gli sgravi valgono per i dipendenti, mentre il mercato è fatto di tante altre figure.

Mi resta una sola cosa da capire, lanciando una preghiera a chiunque abbia questo dato. Se l'articolo 18 si applicava a tutte le aziende fino a 15 dipendenti, mentre ora le tutele crescenti si applicano a tutti – e soprattutto alle aziende che sforano la fatidica quota 15 - quante sono le aziende che approfittando delle tutele crescenti sono "diventate grandi"?

Se la risposta sarà "tante" – e su quanto sia "tante" ci sarà da ragionare – allora fose sì, che si ami o che si odi questo Jobs Act avrà davvero segnato un'epoca.

Simone Caroli


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