Una giovane donna si laurea in Economia e Commercio in una Università Italiana. Tramite un annuncio trova un lavoro con un contratto di Collaborazione Coordinata e Continuata in una piccola Società che si occupa di Certificazioni ISO 2000. Alle h. 8:00 deve essere in ufficio e, dopo un breve intervallo di un'ora circa per il pranzo, deve rimettersi al lavoro con altre impiegate nel medesimo ufficio fino alle h. 18:00. I contributi sono in quegli anni a bassissima percentuale per quel tipo di contratti, la forma del lavoro però non rispetta il contratto Co.Co.Co. in quanto esso non prevede un rigido orario d'ufficio ed una presenza costante presso la struttura datrice di lavoro, potendo, il Collaboratore, svolgere il lavoro anche presso la propria dimora od altrove.Una delle impiegate Co.Co.Co. se ne va per contrasti con il titolare della Società e, probabilmente, denuncia l'improprio sfruttamento delle impiegate Co.Co.Co. all'INPS.Arrivano gli Ispettori INPS e constatano che si configura un vero e proprio rapporto di lavoro dipendente fra il titolare e le Co.Co.Co. presenti in ufficio anche più di otto ore giornaliere. Il titolare viene dunque denunciato per evasione dei contributi previdenziali dovuti per il rapporto di lavoro dipendente e gli viene imposto il versamento di un anno di contributi per la Dottoressa in Economia.La Dottoressa trova un lavoro presso una Ditta con un contratto di lavoro a tempo indeterminato. Tutto bene finché la segretaria del titolare non litiga con lui e si licenzia. Tra la Dottoressa e questa signorina c'è anche un rapporto di amicizia personale che continua anche dopo il suo licenziamento. Il titolare lo scopre e le chiede di troncare tale amicizia. La Dottoressa ritiene di non dover rendere conto al titolare della Ditta della sua vita privata e continua il suo rapporto. Un'altra impiegata, per trarre qualche vantaggio, riferisce al titolare che la Dottoressa si sente ancora con l'ex-impiegata e questi inizia delle azioni di delegittimazione della Dottoressa nel lavoro costringendola a licenziarsi. Altro lavoro in una Società Interinale: sostituisce per sei mesi una impiegata comunale in maternità. Finita la sostituzione torna a cercare lavoro. Lo trova presso una Società che dipende da un colosso telefonico. Dopo qualche anno la sede della sua città chiude e c'è il trasferimento ad una città a K. 700 da dove la Dottoressa ha la casa ed un marito che non può trasferirsi in quanto il suo lavoro è legato strettamente alla città dove vivono. Inoltre sembra che, anche accettando il trasferimento e le spese per un affitto di una casa in più rispetto a quella coniugale, rimane sempre il rischio di chiusura definitiva anche nella nuova sede e messa in mobilità senza cassa integrazione. Un sindacalista consultato spiega che sono solo 600 dipendenti e per questo numero non è prevista la cassa integrazione, anche perché hanno offerto il trasferimento ad altra sede.Nuova ricerca di lavoro. Lo trova in una grossa multinazionale. Fa una discreta carriera arrivando ad essere un quadro. Sacrifica ore di lavoro oltre l'orario dovuto che non vengono pagate perché per il quadro il lavoro straordinario non è previsto. Ha un bambino. Prende solo i 5 mesi di legge e torna subito al lavoro. Se il bimbo sta male e non può andare al nido ci pensano i nonni e quando ha qualcosa di più grave per tenersi buona la Società prende i giorni di ferie, rinunciando a quelli che le spettano per malattia del bambino fino a tre anni.Questo sacrificio non la salverà da un pesantissimo mobbing centrato sul demansionamento attuato dalla sua diretta superiore. Probabilmente per suoi limiti di fragilità caratteriale preferisce dare le dimissioni piuttosto che denunciare il mobbing, non essendo riuscita a difendersi e non avendo ricevuto spiegazioni, più volte richieste, sul suo demansionamento, che le veniva negato a parole pur essendo nei visibili fatti.Un nuovo lavoro, sempre nel suo campo di esperienza che, allo scadere dei 6 mesi di prova, non viene rinnovato; motivo addotto: non è che non va bene, ma hanno cancellato quella figura professionale per risparmiare. La Società è una multinazionale e un avvocato, consultato, dice che non poteva farlo. Ottiene un risarcimento modesto ma non ha lavoro. Prende il sussidio di disoccupazione. Fa molti colloqui di lavoro ma non viene assunta da nessuno. Ha 42 anni e poco più di 10 anni di versamenti pensionistici.Morale: anche con l'Art. 18 si può essere totalmente indifesi.
Figuriamoci senza!!!
