Le nostre vite dovrebbero fondarsi sulla felicità che dovrebbe rendercela, per tutta la sua durata, quanto più lieta. Si dice che i soldi non facciano la felicità ma penso, e penso quasi la maggior parte di tutti, che ci facciano affrontare tutte le avversità della vita con il sorriso.
Ognuno di noi nasce in contesti dove la ricchezza puo’ essere accentuata oppure minima e in questo caso il lavoro ci aiuta ad andare avanti.
Già il lavoro che da tanto tempo sta diventanto un emerito sconosciuto destinato ad una piccola cerchia di fortunati o meglio eletti che purtroppo non sono migliori di noi.
Mi fà rabbia sentire che persone senza titoli e ne meriti debbano ricoprire posti di vertice e di importanza e magari chi ne ha le capacità deve arrangiarsi in queste giungle di lavoretti manuali in cantieri e fabbriche che anche se sono modesti devi scomodare sempre qualcuno, elemosinando un tuo diritto che è anche la base della nostra repubblica.
Se a un giovane viene negato il diritto ad un lavoro viene negato il diritto a crearsi una vita, di programmare un futuro. Ma anche per le persone più avanti con l’età non è facile, una volta perso il lavoro, che di questi tempi è una cosa comune e ripetitiva, ricominciare.
I nostri politicanti, che rientrano nella categoria di chi ricopre ruoli di prestigio ma non ne ha le capacità, non si danno da fare, forse non sono consci della realtà che si va creando e invece di cercare di produrre lavoro si imabllano in questioni del tutto relative, che hanno solo l’unico denominatore di salvare i propri interessi. Non gli si chiedono miracoli ma sono che facciano il loro dovere pensando prima al motore del nostro paese in barba ai migliaia di euro che si rubano e che viene chiamato stipendio.
Con questa situazione tutti quanti veniamo feriti nell’orgoglio in quanto non vorremmo chiedere niente a nessuno ma solo il rispetto di qualcosa che ci è dovuto. Tutto ciò porta all’esasperazione e alla disperazione che non si sa mai in cosa si sfocierà. In che cosa dobbiamo confidare, nella divina provvidenza oppure sperare nella redenzione di chi si è arrogato il diritto a decidere le nostre vite. Un adagio dice chi vivrà vedrà e io non voglio morire.