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Lavoro, non lavoro. Un post demoralizzato.

Creato il 12 gennaio 2012 da Bekiroad @BekiRoad
      Ci sono giorni in cui anche un’ottimista cronica come me proprio non riesce a vedere l’azzurro del cielo.   Un anno fa i miei sogni e le mie speranze, come le mie aspettative, erano al loro apice!   Inseguivo il direttore del giornale locale e riuscivo a farmi assegnare un posto come collaboratrice.   Partecipavo alle selezioni per un tirocinio presso una radio della mia città e sbaragliavo la concorrenza riuscendo ad ottenere il posto.   Scrivevo! Avevo scadenze, mi dividevo fra radio e articoli.   Partecipavo a eventi e mi presentavo come giornalista, nella speranza di diventarlo.   La mia famiglia comprava il giornale solo per leggere i miei articoli e io ero al settimo cielo.   I mesi passavano, gli articoli diminuivano e il tirocinio giungeva alla sua fine.
   In radio ero piaciuta e mi proponevano di condurre una trasmissione radiofonica di stampo giornalistico “Ci sono grosse novità ma ancora non possiamo parlarne”.   Sono passati mesi e ancora queste novità non si sono palesate, a meno che la grande novità fosse la sparizione del direttore e di tutte le trasmissioni senza far sapere più nulla agli speaker e a me!   E il giornale? Non hanno più chiamato e non hanno più risposto. Un modo davvero carino per farmi capire che la mia collaborazione era giunta al termine.   Così svaniva il mio sogno di diventare pubblicista (visto che mi mancano almeno 35 articoli per presentarmi all’ordine). Che gioia!   Un anno è passato.Ho un lavoro di merda, anche se faccio finta che non lo sia e cerco di farmelo piacere. Ma la verità è che lavoro per un demolitore, un rutamat. Sporco, freddo e disordinato.Il problema è che, anche se lo sto dicendo a voi, in realtà non posso ammettere ciò che scrivo perché vorrebbe dire che i miei anni di studio non sono serviti a niente.Vorrebbe dire che i miei hanno ragione quando dicono che dovrei cercare un altro lavoro e vorrebbe dire che sto gettando via la mia vita nella paura di invecchiare in mezzo ai rottami, di perdere i miei sogni e la mia ispirazione, che ogni giorno si allontana sempre più.   Cosa dovrei fare? Cosa posso fare?   Posso provare. Non arrendermi e scrivere e leggere. Non lasciare il mio mondo personale e non perdere la mia vita, quella che vorrei vivere. Ma come? La verità è che sono demoralizzata.   Demoralizzata da questo paese che senza accorgersene sta sopprimendo lo spirito d’iniziativa e la voglia!   La verità è che molti giovani come me stanno perdendo la voglia, incatenati in uno stereotipo lavorativo che ti permette di sopravvivere ma non di essere te stesso.

   Architetti che si rassegnano a fare gli assistenti sanitari. Rampanti avvocati che riescono almeno ad ottenere un posto in comune grazie ai loro studi, ma in realtà sognavano l’aula, l’avventura, la lotta. Laureti in filosofia che si fanno sfruttare nei supermercati.   Presi singolarmente i lavori “ripiego” sono gran bei lavori ma solo se lo vuoi fare. Cosa può succedere se ti ritrovi a fare qualcosa che non vuoi fare? Forse per qualche anno puoi illuderti che non sia male. Fingere che sia anche meglio di quello che volevi fare, ma per quanto?   Arriverà sempre, per tutti, il giorno in cui tireremo le somme della nostra vita.

   Che numero ne verrà fuori?

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