4 out of 5 stars
- Anno: 1985
- Genere: Graphic Novel, Erotico
- Casa editrice: Totem Comics
- Pagine: 52, in bianco e nero
- Disegnatore e sceneggiatore: Magnus (Roberto Raviola)
Di Magnus si sente fortemente la mancanza. Toccando l’apice con Alan Ford, Magnus è stato un autore piuttosto prolifico, geniale artista senza, al momento, un vero erede, che rimane ad oggi uno degli autori più sfaccettati nel panorama del fumetto italiano ed europeo.
Le 110 pillole si colloca più o meno a metà della sua carriera. Come si evince facilmente dalla copertina, non è un’opera adatta a tutti, in cui la matita di Magnus è stata estremamente generosa, scatenando polemiche e costringendo persino Totem (la rivista che ospitava la prima pubblicazione) a censurare alcune scene.
Le 110 pillole è una piccola graphic novel erotica. Spesso la si può trovare a giacere dimenticata nelle bancarelle dei libri usati, lasciata lì dagli avventori forse scoraggiati dalla copertina troppo osè. Ma se gli stessi avventori avessero solo il coraggio di aprirla, rimarrebbero stupefatti dalla bellezza delle ambientazioni, dalla pulizia nel tratto e dalla cura del disegno, della vignetta -di ogni vignetta- e di ogni pagina nel suo insieme.
Il fumetto narra la storia, tratta dall’antico romanzo erotico cinese “Chin P’ing Mei“, di Hsi-Men Ching, un ricco farmacista Cinese, delle sue sei mogli, e di un miracoloso afrodisiaco donato a Hsi-Men Ching da un anziano monaco con l’avvertenza di farne un uso moderato. Ma purtroppo gli essere umani sono umani, e Hsi-Men Ching finisce presto in un vortice di sesso, mischiato al desiderio di riconquistare le sue mogli, soprattutto la prima, Madama Luna, che lo porteranno ad un rapido logoramento mentale e fisico.
I puristi hanno sempre considerato la ‘deriva porno’ di Magnus una parentesi minore della sua carriera, dimostrando così una incomprensibile ottusità e scarso rispetto per l’approccio estremamente colto, l’applicazione feroce e la passione messa dal grande artista bolognese anche e soprattutto nelle sue opere trasgressive. Come nel caso di quest’opera, capace ad un tempo di portare il disegno pornografico a vette artistiche inattese, e di regalare nuova freschezza ad un testo antichissimo senza per questo tradirne lo spirito.