“Le acrobate”

Creato il 31 ottobre 2010 da Cinemaleo

1997: Le acrobate di Silvio Soldini

Uno dei più bei film italiani (e non solo) degli ultimi tempi.

Accostato più volte ad Antonioni per lo stile asciutto, Silvio Soldini, benché giovane, ha già all’attivo varie opere che onorano la nostra cinematografia (da Pane e tulipani a Giorni e nuvole). Le acrobate è il suo terzo lungometraggio e forse il più intenso e profondo. Un film giustamente osannato dalla critica ma a cui non ha arriso un altrettanto successo al botteghino. Colpevolmente il pubblico lo ha ignorato ma è indubbio, come afferma il Morandini, che Le acrobate rientri nella categoria dei film che non si consumano, ma durano”.

Splendido ritratto femminile, sulla difficoltà di essere donne (“la pellicola -scrive Lucia Nencioni- indaga le interdipendenze che incorrono tra le diverse età della vita, le aspirazioni mancate, l’insoddisfazione quasi congenita che colpisce la donna qualsiasi sia la sua età, la sua condizione sociale, la sua provenienza geografica”), ma anche illuminante affresco di una Nazione che vede il Nord e il Sud apparentemente diversissimi (al regista mirabilmente bastano pochi cenni per caratterizzarli e mostrarcene l’essenziale) ma in fondo con le stesse problematiche.

Inizialmente si ha quasi l’impressione che il film giri a vuoto ma ben presto ci rendiamo conto che ogni sequenza, ogni inquadratura, ogni battuta ha la sua funzione e la sua importanza in una rappresentazione che ci coinvolge ed emoziona come poche volte. Un gioiello di sensibilità ed intelligenza, una regia quanto mai discreta (un critico ha parlato di “poesia semplice e toccante”) completamente al servizio di un racconto che colpisce (e accade sempre più raramente) al cuore e all’intelletto dello spettatore che vi ritrova la vita, quella vera.

Un applauso incondizionato alle due protagoniste, sempre brave ma che qui danno il meglio di sé (una prestazione, la loro, che illumina lo schermo e che non sarà facile dimenticare): Valeria Golino offre sicuramente la migliore interpretazione della sua lunga carriera, Licia Maglietta ci fa rimpiangere che il nostro cinema -dopo averle date splendide occasioni- l’abbia ultimamente trascurata.

Da approvare in pieno il commento di Serena Pupo: “Al termine de Le acrobate ci si sente felici, si sorride. Appartiene a quel genere di film che non hanno bisogno di effetti speciali perché, per stupire, usano la magia del quotidiano”.

p.s.

Parole del regista: “Le acrobate sono tre statuette di terracotta risalenti al periodo della Magna Grecia che sono esposte al Museo di Taranto. Rappresentano in realtà la prima forma di comunicazione tra i due personaggi e sono anche uno dei tanti motivi ricorrenti all’interno della storia”

scheda

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