"le agenzie di rating", laddove l'incertezza regna sovrana
Creato il 09 marzo 2012 da Alessandro @AleTrasforiniFra giudizio e giudizio, possono bastare pochi anni per passare dal grado di eccellenza al grado junk, ossia spazzatura; le valutazioni delle agenzie di rating non si sono affatto sprecate, soprattutto in questi ultimi anni di devastante crisi economica. Esaltate dall'informazione, sono sembrate essere quasi giudici inarrestabili, invisibili ma pur sempre presenti. Le agenzie di rating ufficialmente certificano l'affidabilità e la solvibilità dei debiti di qualsiasi cosa ne abbia contratti: Stati, regioni e banche sono solo i primi esempi che è possibile fare. Possono promuovere o "rimandare", seguendo un arbitrio ed una logica che è da sempre complicato inquadrare con certezza assoluta. E' successo che abbiano più volte rimandato un'Italia o bocciato una Grecia, sull'onda di ragioni alle volte anche difficilmente interpretabili con chiarezza. Le agenzie di rating catapultate all'attenzione collettiva sono state, specialmente in questi ultimi mesi, solamente tre: "Standard&Poor's", "Moody's" e "Fitch". Dopo il giudizio di una, arrivavano quasi subito le sentenze delle altre: per l'Italia i loro giudizi sono stati, sono e (forse) saranno ancora per molto incubi da scongiurare. Come e cosa valutano queste misteriose agenzie di rating che sono capaci, nei fatti, di "influenzare" l'andamento e l'orientamento dei mercati finanziari mondiali? Secondo quali schemi valutano? Quali convenzioni e normative utilizzano per certificare che qualcuno vada declassato o promosso in termini di "solvibilità" debitoria? Quali sono gli argini che dovrebbero delimitarne l'operato? Chi lavora dietro a questi tre semplicissimi nomi? Le domande sorgono spontanee come funghi, nell'ambito di quella che sembra una vera e propria "giungla" complicatissima da decifrare; su questo fronte, il libro "I signori del rating" cerca di fare buona luce. La trama documentaristica del libro si snoda attraverso potenziali problemi determinati da presunti conflitti d'interesse in seno alle stesse agenzie, ponendo dall'inizio una semplice domanda a cui risulta complicato dare una risposta chiara: "Che cos'è il rating e a chi dà vantaggi?" Entro quali argini viene penalizzato chi subisce un declassamento? Con quali modalità vengono certificati rischi di mancata solvibilità? Da qualunque punto di vista la si guardi, sembra fondamentale provare ad analizzare queste realtà che, tutte assieme, sono capaci di influenzare il 95% del mercato circa. La sostanza complottistica è da evitare, in quanto per procedere in un'analisi come questa è più che mai necessario guardare a dati, realtà e precedenti giudizi sbagliati. Hanno mai sbagliato le agenzie di rating nel giudicare? Sono sempre state completamente infallibili ed esenti da errore? Il libro ricorda, su questo fronte, qualche "esempio" in cui la cattiva solvibilità non è stata inquadrata per tempo...con le ovvie conseguenze maturate a seguito di fallimenti. Con quali pesi esprimono valutazioni? Quali altri rami possono "influenzare" grazie alle loro sentenze? Come influenzano il mercato e le relazioni fra investitori e creditori? Quali relazioni pericolose hanno al loro interno? Quali questioni irrisolte non sono state capaci di inquadrare e rendere maggiormente trasparenti? Le agenzie di rating sono divenute, un pò come i mercati finanziari, misteriose entità agli occhi degli abitanti di mezzo mondo: vengono inquadrate e trattate come se fossero entità uniche, quasi divine, con poche possibilità di capirne veramente a fondo gli operati. Si può fare qualcosa per limitarne o circoscriverne le azioni? Quali misure è possibile prendere per cercare di migliorarne gli operati? Il libro in questione prova a fare luce anche su queste, legittime e giustissime, domande. Quali "precedenti" ci sono stati, sia a livello europeo che extra-continentale? Come è possibile controbattere al loro "fuoco" proveniente da una sola direzione? Su quali pilastri si dovrebbero costruire riforme e misure atte al delimitarne gli effetti? Il libro propone cinque semplicissimi concetti da cui è essenziale ripartire: responsabilità, concorrenza, trasparenza, efficienza ed indipendenza. Quale "rating" attribuire alle agenzie di rating? Le opinioni e le esperienze non si sprecano.
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