Alessandro Mendini. Monumentino da casa in legno verniciato, 1975
Fino al 24 luglio al Museo delle Arti di Catanzaro prosegue la mostra Alessandro Mendini. Alchimie.
L’esposizione, dedicata all’architetto e designer milanese (nato nel 1931), comporende dipinti, sculture, mobili e progetti, con alcune testimonianze inedite o mai viste prima d’ora in Italia. Le oltre 70 opere esposte, scelte da Alberto Fiz, ripercorrono l’avventura creativa di Mendini dagli esordi, come esponente del Controdesign negli anni Settanta, fino alle opere più recenti, ma viene eviddenziata anche la fondamentale componente sperimentale del suo lavoro. Viene anche documentata la collaborazione tra Mendini e gli altri protagonisti del mondo dell’arte, in particolare Bruno Munari, Gio Ponti, Luigi Veronesi, Denis Santachiara, Bob Wilson, Peter Halley e tutti gli artisti della Transavanguardia.
In mostra sono molti gli omaggi di amici e colleghi come i ritratti realizzati da Paladino, Mimmo Rotella, Michele De Lucchi e dall’artista giapponese Tiger Tateishi.
Per questa ampia mostra, realizzata con la collaborazione e l’allestimento di Alessandro Mendini e del suo Atelier, sono state coinvolte, in qualità di prestatori, collezioni pubbliche e private italiane e straniere tra cui la Fondation Cartier pour l’art contemporain di Parigi, il Vitra Design Museum di Weil am Rhein, il Museo del Design della Triennale di Milano e gli Archivi dell’Università di Parma. Tra i prestatori anche le aziende con cui Mendini ha collaborato tra cui Alessi, Bisazza, Cassina, Cappellini, Venini e Zanotta.
Secondo quanto afferma Alberto Fiz, Mendini sviluppa un’indagine che travalica l’oggetto per sviluppare una nuova relazione con il mondo: “L’architettura e il design non sono un fine ma un mezzo per ritrovare una connessione con l’aspetto più intimo delle cose in un desiderio continuo di metamorfosi e di ricreazione che va oltre la lezione del postmoderno. Qualsiasi creazione realizzi, Mendini parte da un’ipotesi antropomorfa dove l’uomo è sempre al centro della sua ricerca”, afferma Fiz.
Divisa in quattro sezioni, la rassegna propone le tappe saliente di un’indagine iniziata nella prima metà degli anni settanta quando Mendini è stato tra gli artefici di una contestazione radicale nei confronti del funzionalismo che lo ha condotto nel 1973 a fondare Global Tools, scuola di architettura e design controcorrente avvicinabile all’esperienza dell’arte povera. E’ la fase del Controdesign che ha ampio spazio in mostra con la presentazione della Poltrona di paglia del 1975 a cui si aggiunge la performace Lassù con il falò della sedia in legno, un manifesto contro la tradizione. In mostra viene esposta anche la Sedia Terra del 1975 proveniente dal Vitra Design Museum, oltre all’Armatura per violino e violinista, una vera e propria corazza per uno strumento musicale innocuo. Non manca nemmeno Scivolavo, sedia inclinata verso terra o il Monumentino da casa dove la sedia domestica diventa un trono nell’esaltazione ironica dell’oggetto banale. Rientra in questa indagine anche Costume per Donna e Arpa dove l’arpa e l’arpista sono avvolte da un unico abito a maglia tanto da creare una vera e propria living sculpture, oggetto di una performance il giorno dell’inaugurazione.
In seguito al Controdesign, la mostra si concentra sulla determinante fase del Redesign che nasce dalla rielaborazione semiologica di oggetti già noti di cui viene stravolto il significato e la finalità. Risale al 1978 un’opera fondamentale come Zig Zag dove la sedia realizzata nel 1932 dall’olandese Gerrit Rietveld, tra i principali esponenti del neoplasticismo, viene allungata a tal punto da formare una croce sviluppando così un’irriverente religiosità. E’ sempre dello stesso anno Thonet dove la più classica delle sedie assume l’aspetto di un’architettura ambientale che va oltre i suoi confini originari conquistando una nuova aura.
Nel 1979 Mendini entra nello studio Alchimia per sviluppare una delle esperienze più significative e intense della sua carriera. Di questa fase sono esposte alcune opere emblematiche come la poltrona Proust ispirata all’autore di Alla ricerca del tempo perduto dove la ridefinizione dell’elemento di arredo passa attraversa la letteratura assumendo un aspetto mentale in un ricordo che si materializza intorno all’idea della decorazione puntinista di Georges Seurat e Paul Signac. Nello stesso periodo realizza il divano Kandissi ispirato a Wassily Kandinsky in una contaminazione tra colore e forma, perfettamente coerente con le teorie del maestro russo.
La mostra, poi, presenta un progetto di particolare significato come il Mobile Infinito del 1981 caratterizzato da un mobile continuo nel senso che procede indefinitamente sia nella tipologia sia nel numero di autori coinvolti. A questo grande progetto formato da tavolo, comodino, credenza, letto,hanno partecipato 21 artisti in una sorta di io collettivo che si misura con la complessità. In mostra sono esposti, tra l’altro, il tavolo e il comodino su cui sono intervenuti Mimmo Paladino, Francesco Clemente, Sandro Chia, Nicola De Maria, Denis Santachiara, Gio Ponti, Bruno Munari e Luigi Veronesi.
“L’oggetto deve produrre primariamente un pensiero ancor prima di una funzione in una progressiva ipotesi utopica destinata al raggiungimento di una sintesi possibile”, afferma Mendini che nell’ultima sezione della mostra dedicata alle Nuove Utopie esprime in maniera compiuta l’idea di una trasformazione permanente delle cose allargando l’orizzonte di riferimento creativo. L’utopia è rappresentata simbolicamente da tre grandi realizzazioni in oro come Mobile per uomo: Giacca, Mobile per uomo: Scarpa, entrambi del 1997 e Visage Archaïque, una grande scultura del 2002 proveniente dalla Fondation Cartier pour l’art contemporain di Parigi. Nei primi due casi la componente funzionale è minoritaria a quella monumentale in due mobili-sculture impreziositi da tessere in mosaico oro 24K tagliati e posati a mano. Mobili veri ma anche sculture domestiche dove la base del mobile è il piedistallo della scultura in una contaminazione efficace di generi e modelli. Nel caso di Visage Archaïque Mendini supera la metafora del design per realizzare una grande scultura in tessere di mosaico d’oro che ricorda i Moai, le statue monolitiche che si trovano nell’Isola di Pasqua ricavate e scavate da un unico blocco di tufo vulcanico. In questo caso l’immagine arcaica è verificata attraverso la purezza dell’oro che ripropone la componente visionaria e misterica. Ancora una volta il segno linguistico viene recepito attraverso la logica interna della sua trasformazione.
Architetto, designer e artista, Alessandro Mendini è nato a Milano nel 1931.
L’architettura non era un suo sogno di ragazzo. In realtà desiderava fare il cartoonist o forse anche il pittore, fatto sta che nel 1959 si ritrova laureato in architettura.
Lo Studio Nizzoli Associati è il suo primo luogo di lavoro.
Nel 1970 abbandona la progettazione architettonica per dedicarsi al giornalismo specializzato in architettura e design. Dirige la rivista Casabella dal 1970 al 1976 e l’anno successivo fonda Modo che guida fino al 1979. E’ Giò Ponti, quello stesso anno, a consegnargli la direzione di Domus incarico che prosegue sino al 1985. A distanza di 25 anni, da marzo 2010 riprende la direzione della rivista.
Negli anni settanta Mendini prende parte a gran parte delle esperienze di radical design che vedono la luce in questo periodo.
Nel 1973 è tra i fondatori di Global Tools, un gruppo che fa parte del controdesign e si oppone con forza alla tradizione proponendo tematiche nuove come il corpo, la nuova edilizia, la comunicazione sociale e individuale. I membri del movimento si riuniscono nella redazione di Casabella.
Nel 1979 gli viene assegnato il Compasso d’Oro per la sua attività di approfondimento teorico.
In questi anni pubblica anche libri che raccolgono le sue idee: Paesaggio Casalingo (1978), Addio Architettura (1981) e Progetto Infelice (1983).
Nel 1979 entra nello Studio Alchimia, fondato nel 1973 da Alessandro Guerriero, che punta alla creazione di oggetti con riferimenti alla cultura popolare e al kitsch, al di fuori della produzione industriale e della loro funzionalità. Una sfida nei confronti dei principi progettuali per inseguire il sogno alchimistico, per trasformare anche il materiale più povero in oggetti di valore. Con lui lavorano, tra gli altri, Ettore Sottsass e Michele De Lucchi. Nel 1981 vince con Alchimia un altro Compasso d’Oro per la realizzazione del Mobile Infinito.
Nel 1989 apre, con il fratello Francesco, l’Atelier Mendini a Milano.
Realizza oggetti, mobili, ambienti, pitture, installazioni, architetture.
Collabora con compagnie internazionali come Alessi, Philips, Cartier, Bisazza, Swatch, Hermès, Venini ed è consulente di varie industrie, anche nell’Estremo Oriente, per l’impostazione dei loro problemi di immagine e di design.
E’ membro onorario della Bezabel Academy of Arts and Design di Gerusalemme, è Chevaler des Arts et des Lettres in Francia, ha ricevuto l’onorificenza dell’Architectural League di New York e la Laurea Honoris Causa al Politecnico di Milano. E’ stato professore di design alla Hochschule fur Angewandte Kunst a Vienna ed è professore onorario all’Academic Council of Guangzhou Academy of Fine Arts in Cina.
Ha organizzato diverse esposizioni e seminari in Italia e all’estero. I suoi lavori si trovano in vari musei, nella collezione permanente del Gilmar Paper Company, al Museo d’Arte Moderna di New York, negli archivi dell’Università di Parma e al centro Pompidou di Parigi.
Con l’Atelier Mendini ha operato in diversi paesi progettando, tra l’altro, le fabbriche Alessi a Omegna, la nuova piscina olimpionica a Trieste, alcune stazioni della metropolitana e il restauro della Villa Comunale a Napoli, il Byblos Art Hotel-Villa Amistà a Verona, i nuovi uffici di Trend Group a Vicenza, il recupero di tre aree industriali con edifici destinati a spazi commerciali, uffici, residence e abitazioni a Milano Bovisa; una torre a Hiroshima in Giappone; il Museo di Groningen in Olanda; un quartiere a Lugano in Svizzera; il palazzo per gli uffici Madsack ad Hannover e un edificio commerciale a Lörrach in Germania, e altri edifici in Europa e negli Stati Uniti. Attualmente, in Corea, con l’Atelier Mendini sta coordinando il progetto Milan Design City, con vari edifici fra i quali la nuova Fiera di Incheon e la sede della Triennale di Milano.
Alessandro Mendini Alchimie. Dal Controdesign alle Nuove Utopie
Catanzaro, MARCA (via Alessandro Turco 63),
11 aprile- 25 luglio 2010.
Orario: da martedì a domenica 9,30-13; 16-20,30; chiuso lunedì Ingresso: 3 euro;
tel. 0961.746797.
Catalogo Electa.
[email protected]
www.museomarca.com